Regia di Alex Garland vedi scheda film
Caleb, giovane programmatore, “vince” l’occasione di testare un’intelligenza artificiale antropomorfa, Ava, nella casa sperduta del ricchissimo genialissimo capo, Nathan. Ava interagisce con sospetta nonchalance, ma il boss è ancora più inquietante. Caleb si innamora della prima e comincia a detestare e temere il secondo, ma la verità ha più facce. Scritto e diretto da Alex Garland, Ex Machina (il “Deus” sottinteso è chiaramente Nathan) appartiene al filone della fantascienza cerebrale, tipo Moon, Lei o Under the Skin. Gli ingredienti sono gli stessi, seppure declinati in modo diverso: il tema dell’umano nel suo confronto con i mali della postmodernità (solitudine, alienazione), il conflitto con la tecnologia, rappresentazioni e contesti algidi, musiche minimaliste ipnotiche, interpreti silenti e dolenti, robot o alieni o replicanti affamati di emozioni, assai più dei “demiurghi”. Ex Machina ha dalla sua un ottimo cast (di feroce tenerezza l’androide interpretato da Alicia Vikander) ed è molto efficace nel costruire la tensione, nel non svelare subito le sue carte, insomma nel modellare l’intreccio thriller sfruttando la claustrofobia degli interni e l’evocata agorafobia degli esterni, essendo la magione di Nathan in mezzo non al nulla ma al tutto, la natura incontaminata. Più di una analogia, interessante anche se casuale, con Foxcatcher di Bennett Miller: Ex Machina, in fondo, è un’altra “storia americana”.
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