Regia di Alex Garland vedi scheda film
Con uscita prevista in Italia per il 30 luglio p.v., Ex machina racconta di come un impacciato e mite impiegato di pelo rosso, impiegato in una potente multinazionale informatica e conosciuto come Caleb, venga prescelto dopo una fortunata estrazione a sorte, per trascorrere una settimana nella dimora segreta e sperduta presso non precisate foreste incastonate in una natura prorompente ed impenetrabile, ovvero nel luogo primordiale ove si è da tempo rifugiato l'amministratore delegato e guru del gruppo: un tale di nome Nathan, sorta di Steve Jobs un po' freak un po' programmaticamente e fascinosamente trasandato, che lo introduce, all'interno della propria dimora moderna tutta vetri e pareti inserite in un contesto naturale tra rocce, alberi e ruscelli impetuosi, in un mondo di nuove suggestive sperimentazioni. Un non-luogo ove la macchina, nelle sembianze avvenenti di una spendida robot-femmina, si fonde con la materia umana per dar vita ad un essere pensante sempre più riflessivo ed intransigente, che comincia a non accettare più il ruolo di mite e perfetto servitore, manifestando i primi albori di un carattere e di una personalità tutta propria.
Intanto a Caleb vengono seri dubbi sul fatto di essere stato estratto realmente a sorte tra i colleghi per partecipare alla conclusione di un esperimento certo suggestivo, ma dai risvolti mortali ed assassini, ovvero di essere parte integrante di un disegno diabolico in cui egli costituisce una pedina di un disegno superiore.
Il film di Alex Garland, esordiente alla regia, risulta più suggestivo ed inquietante che riuscito e nuovo, debitore com'è di tutta la letteratura fantascientifica di Asimov e seguaci o emuli, forte delle sue ossessioni ed inquietudini già ampiamente frutto di trattazione cinematografica, spesso ad altissimi livelli (la macchina che tradisce l'uomo per impossessarsi del suo habitat e sostituirlo dopo averlo per troppo tempo servito senza mai obiettare o disubbidire).
Ne esce dunque un film a tratti affascinante, a tratti prevedibile, dove l'ambientazione nella casa hith tech semplice ed essenziale ma lussuosissima e immersa in un contesto paradisiaco quasi primordiale a cui già accennavamo, ben si amalgama con una sperimentazione e l'avanguardia di un dio dell'informatica a cui sfugge il controllo della propria creatura.
Una fantascienza un po' al risparmio forse, ma proprio per questo più suggestiva ed inquietante, che si avvale di effetti semplici e dosati con cautela, ma del tutto efficaci senza mai essere invasivi o rumorosi da dare fastidio o frastornare.
La storia un po' furba un po' déjà-vu si incanala nelle vie del thriller, del B-movie girato con coerenza e voglia di fare bene.
Garland fa sperare bene, il film è un'interessante esordio che lascia spazio a future maturazioni, magari con soggetti un po' meno abusati e originali.
Il rosso Domhnall Gleeson, figlio di Brendan visto nell'ultimo film di guerra diretto dalla Jolie, è perfetto ed ottimo ad incarnare il personaggio apparentemente fragile e raggirabile, un po' credulone, ma in grado di riscattarsi, così come Oscar Isaac, sempre più lanciato in una carriera variegata e stimolante, impersona il capo-guru-dio dalla barba lunga e cranio accuratamente rasato, malvestito ma con classe, in un loft da sogno che si affaccia su un creato che profuma di paradiso, per nascondere l'odore di fumo e di tenebre di provenienza diabolica.
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