Regia di Alex Garland vedi scheda film
L'uomo bicentenario, A.I. - Intelligenza Artificiale, 2001: Odissea nello spazio, Ghost in the Shell, Nirvana e Io, Robot sono soltanto alcuni tra i film che hanno affrontato, da angolazioni diverse, il tema dell'intelligenza artificiale, spesso declinato nei termini della coscienza e del libero arbitrio. Declinazioni che non sfuggono neppure a questo Ex machina, debutto dietro la macchina da presa di Alex Garland, che nel mondo della settima arte si era già fatto notare come sceneggiatore di altre opere fantascientifiche come 28 giorni dopo, Sunshine e Non lasciarmi. Cosa aggiunge dunque il primo lungometraggio di Garland da regista alle opere citate? Assai poco, a ben vedere. Qui il racconto si sviluppa per intero all'interno della futuristica residenza-laboratorio di un guru dell'informatica (Isaac) che vuole far testare la sua ultima creatura, un cyborg chiamato Ava (Vikander), da un ragazzo con il bernoccolo della programmazione (Gleeson). Nell'ambiente elegantissimo ma claustrofobico nel quale si svolge l'azione, i ruoli tra esaminatore (il ragazzo) ed esaminato (Ava) progressivamente si ribaltano e il clou del film sta proprio nei dubbi che cominciano ad assalire il protagonista in merito alla sua essenza umana, di cui solo il sangue come espressione inimitabile della materia sembra essere la prova certa. Tra dialoghi anodini che vorrebbero proporre riflessioni inedite sulla filosofia del linguaggio - con rimandi zoppicanti a Wittgenstein e Carroll - e il ribaltamento del test di Turing, il film tuttavia si dimostra capace di accumulare una tensione che lo trasforma in un thriller dagli esiti non banali, ma con qualche ellissi di troppo, imputabile a una padronanza molto parziale dei temi ad alto quoziente intellettuale che il copione vorrebbe trattare.
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