Regia di James Marsh vedi scheda film
https://www.youtube.com/watch?v=mNsHxx_uh9Y&list=PLtk2eE9V0D83lT27EgM-OxPevb6KMnVtu&index=1
L’umanità, oggi orfana, chissà quanto dovrà attendere prima di poter ricevere il dono di un'altra guida del calibro del prof. S. Hawking.
A pelle (soprattutto nei più predisposti), il film di J.Marsh non può che fare breccia; basta abbassare un po’ le (eventuali) acide difese immunitarie e tenere i fazzoletti a portata di mano; l’emozione cercata, agognata (che si fa empatia) è una forza onnipresente che, alle predette condizioni, saprà blandire con successo.
S. Hawking come (una) parte del tutto; egli una faccia della medaglia; l’altra rappresentata da un vuoto… necessariamente da colmare; con la fede in un Dio o nel soprannaturale, desiderano alcuni;
con l’affetto coniugale (ma anche materno) della moglie (prima) e di un’altra persona (in seguito) desidera lui… non senza, per questo, voler chiudere ogni porta (lascia intendere una delle ultime scene del film) al seme del dubbio per una teoria che parifichi i dilemmi dell’inconscio (scientifico o religioso che sia).
La storia del prof. S. Hawking non può, dunque, essere raccontata senza la completezza dello sguardo, eventualmente (come nel caso in discorso) gettato da chi ha costituito una parte imprescindibile di lui, praticamente da sempre.
Evidentemente progressi e risultati dell’attività accademica e della ricerca scientifica giocano un ruolo non trascurabile nell’economia del film; sono una presenza costante, immanente, vitale; ma, in natura, non esiste soltanto la vitalità intellettuale; il sentimento che anima il corpo e interpella e scuote la forza di volontà tenace sotto la superficie non è mai subalterno, anzi; sorregge le sorti della vita umana come ha fatto per Hawking e come (dovrebbe essere) per tutti noi.
Ai limiti dell’agiografia, sul piano prettamente cinematografico il film - piacevole negli accostamenti di cromie e nell’intelaiatura sonora - forse non è sempre fluidissimo nel montaggio; a volte mi pare che la frammentarietà delle vicissitudini personali increspi lo stream narrativo; il dosaggio fra mente e cuore non è sempre calibratissimo nel mixaggio delle scene (ma il bilanciamento tra vita privata e vita scientifica rimane ben tollerato; Brady)… ed il concetto del Tempo, quale elemento portante che salda il piano sentimentale con quello gnoseologico-cerebrale, finisce per perdere di forza icastica.
Peraltro, a ben vedere, manca la scintilla del genio finanche nella mano del regista J.Marsh, vuoi nella sceneggiatura, ma anche questo, onestamente, importa in maniera non decisiva. L’incertezza della messa a fuoco non sminuisce il fascino del modello; dell’uomo e delle sue ordinarie debolezze, eppure e soprattutto del genio; fonte di ispirazione per tutti i curiosi alla ricerca delle risposte ai più grandi interrogativi dell’umanità.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta