Regia di James Marsh vedi scheda film
Campo minato quello dei biopic! In quanti sono saltati nel raccontare la vita e le gesta di personaggi famosi. Tanti registi si sono persi nei meandri delle vicende umane e professionali di grandi uomini e donne della nostra Storia. In effetti non è un facile mestiere quello di raccontare la vita di qualcuno, si rischia comodamente di scivolare nella leggenda, nella retorica o all’opposto di non rendere limpida e trasparente la figura raccontata.
Di questi rischi ne ha corsi tanti il film di James Marsh e diversi li ha toppati in pieno. Stephen Hawking è indubbiamente una persona straordinaria, uno di quelli che rimarrà nella Storia e non solo della Scienza. Noi cittadini comuni del mondo non possiamo conoscere la “persona” Hawking, il suo lato umano, le sue nevrosi, per cui ci tocca credere ciò che il regista racconta: non è il caso di un famoso personaggio del passato di cui si è letto e scritto di tutto, qui per adesso è tutto leggenda. Non è su questo piano che però ho trovato difetti al film, tutto si può raccontare nel magico mondo cinematografico. I difetti più evidenti sono altrove. Sono in una sceneggiatura da telenovela, con dialoghi imbarazzanti e frasi pronunciate apposta per essere copiate e condivise nei social; sono nella inevitabile – ma evitabile al contempo – compressione nella durata accettabile del film di una intera vita, praticamente dalla adolescenza alla maturità dello scienziato e sono nello stesso tempo nella scarsa mutabilità del viso con l’invecchiamento richiesto. In altre parole, nonostante la straordinaria performance di Eddie Redmayne - per cui continuo a chiedermi quanto si sentisse stanco alla fine di ogni ciak - dai suoi 20 anni alla sua vecchiaia sullo sfortunato e sformato viso l’invecchiamento non si nota mai. Un momento di buon cinema è stato comunque quello della sofferta decisione della separazione: emozionante e performante da parte degli attori. Redmayne è stato veramente superlativo e in questa occasione dà fondo a tutte le sue attuali possibilità fornendo una prova davvero ottima, ben accompagnato dalla coprotagonista Felicity Jones, attrice che dovrà ancora maturare ma che in alcune scene ha dimostrato di avere talento e molto dipenderà dalle sue future scelte.
Ci si rende facilmente conto che si doveva e poteva realizzare un film migliore su un personaggio di questa caratura e gli esempi non mancano ma, facendo mente locale su quelli riusciti, raramente hanno abbracciato l’intera vita, evitando di galoppare tra le infinite vicende vissute. Lasciamo i clamorosi centri mancati come l’atteso Invictus di Clint e andiamo invece col pensiero a film come l’affascinante Che – L’argentino (Soderbergh), il pungente The Queen – La Regina (Frears), l’irrefrenabile Quando l’amore brucia l’anima (Mangold), l’iconico Milk (Van Sant) per arrivare all’ultimo, clamoroso, inarrivabile italiano de Il giovane favoloso di Martone. Solo per fare alcuni pochi esempi. È in quella maniera che si girano i biografici. E meno male che la musica valeva il prezzo del biglietto!
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