Regia di Luc Besson vedi scheda film
Il miglior cinema di Luc Besson è sempre stato abitato da protagoniste femminili indimenticabili ed il fatto che con “Lucy” ci sia questo ritorno dopo svariati anni (“Giovanna d’Arco”, 1999, al netto di “The lady” e “Adele e l’enigma del faraone” che giocavano maggiormente su altro), rappresentava un gradito biglietto da visita.
Non si raggiungono quei livelli, si prova anche a volare alto, ma le sensazioni vivono maggiormente su contrasti.
Per fare un semplice favore, la giovane Lucy (Scarlett Johansson) finisce nel giro malavitoso di Kang (Choi Min-sik) che le riempe lo stomaco di una innovativa sostanza stupefacente da trasportare.
Ma un pacco si rompe e lei si ritrova improvvisamente con capacità cerebrali molto più alte del normale che le permettono di affrontare ogni pericolo anticipando le mosse altrui.
Però il tempo è tiranno, deve trovare rapidamente un esperto nello sfruttamento delle capacità cerebrali (Morgan Freeman) per capire che destino la attende.
Era da parecchio tempo che Luc Besson non provava a pensare in grande (il già citato “Giovanna d’Arco”), avvolto dal lavoro di produttore, remunerativo ma poco soddisfacente per lo spettatore più esigente, e da progetti di caratura volutamente minore.
La ciambella non gli è riuscita col buco, eccelle nel ritmo, ma quando prova a farsi grande a livello autoriale palese diverse pecche, a partire da parecchie immagini naturali a corredo con un effetto che si mantiene lontano dall’eccellenza (ricercata).
Lavora di fantasia ed in libertà, aiutato dal fatto che si parla di un tema comunque pensato ad hoc, può così sbizzarrirsi in lungo ed in largo, ma il progetto non pare supportato da una quantità di idee consone per l’occasione.
L’universo che crea è innanzitutto più inquietante, e quasi pulp, prima che si verifichi il patatrack nell’organismo di Lucy (fin lì funziona tutto a livelli vicini alla perfezione), ma poi quando ci si aspetta lo scatto d’orgoglio non si va oltre ad un inseguimento in auto (comunque da far invidia ai vari “Fast and Furious”) e tutto l’armamentario finale arriva troppo presto (il film dura realmente pochissimo, poco più di ottanta minuti) e senza la capacità di scolpirsi nell’immaginario.
Fortuna che c’è Scarlett Johansson, vera eroina e protagonista graduata, il vero merito è comunque quello di aver chiamato l’immenso Choi Min-sik, veramente eccellente per la glacialità con la quale trasmette la cattiveria ascritta al suo personaggio dalla sceneggiatura.
Molto buono anche il lavoro di Damon Albarn che collabora alla colonna sonora.
Per tutto questo “Lucy” è un film che non convince fino in fondo, ma che riesce comunque a struzzicare, anche se da amante del Luc Besson prima maniera, speravo vivamente in qualcosa di più da questo ritorno ad un cinema non fatto solo di moine o passioni personali (sue).
Discutibile, ma tutt’altro che disprezzabile.
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