Regia di Luc Besson vedi scheda film
Lucy (Johansson) come la prima donna dell'umanità, ma anche come l'ultima, quella che attraverso il suo sacrificio dona all'umanità un sapere infinito. È lei la protagonista di un film che ci riporta Besson al suo meglio, tra le intuizioni sprecate de Il quinto elemento e l'adrenalina di Leon. La sua ennesima eronia (dopo la Anne Parillaud di Nikita, la Nathalie Portman di Leon e la Milla Jovovich di Giovanna d'Arco) è una ragazza che per disgrazia capita nelle mani di alcuni trafficanti che hanno sintetizzato una droga potentissima. Costretta a fare da "mulo" con un sacchetto infilato nella pancia, la ragazza si ritrova ad assumerne involontariamente un quantitativo spropositato, che porta le sua capacità mentali ben oltre quel 10% che, si dice, siamo capaci di usare. Volando da Taiwan e Parigi, Lucy si mette in contatto con uno scienziato (Freeman) che sta studiando le possibilità evolutive delle facoltà umane.
L'ottimo film di Bresson ricalca in parte lo spunto di Limitless, coniugandolo con un paio di idee geniali: quella che il sapere possa espandersi attraverso gli stessi processi della moltiplicazione cellulare e quella heideggeriana che il crinale tra essere e non essere passi attraverso il tempo. Immagini semidocumentaristiche montate in maniera esemplare si miscelano con un dosaggio accorto e impeccabile degli effetti speciali, tutto a servizio di un thriller fantascientifico che per una volta, oltre a divertire, stimola diverse riflessioni.
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