Regia di Luc Besson vedi scheda film
Come già fu con Milla Jovovich ne “Il Quinto Elemento” (e perché no? anche in “Giovanna D’Arco”), in questo “Lucy” Luc Besson cerca, trova e fa incarnare con successo la sua eroina ideale nelle fattezze corporee della morbida Scarlett Johansson, qui alle prese, a mio parere, con una delle sue migliori performance in assoluto. Dopo la prima mezz’ora di film con la quale il regista, con ottimo brio (anche se appena un po’ troppo indugiante nei parallelismi scenici uomo/natura nelle fasi della “cattura” di Lucy”) e col suo solito stimolante “nervosismo” introduce nel cuore della vicenda, confesso di aver temuto il peggio: una volta fatalmente assunta in maniera irreversibile la fatale sostanza nel suo fragile corpicino spaventato, vedere Scarlett/Lucy scattare su come una stuntwoman e procedere invincibile verso la sua micidiale riscossa, mi ha fatto temere di dover assistere fino alla fine del film a una specie di Super Pippa che, ingoiata la sua bluastra nocciolina sintetica, volasse nel cielo “Marveliano” degli stucchevoli super eroi digitalizzati verso l’orizzonte della favolistica vittoria finale. Non che tutto ciò non succeda, anzi… Però non succede solo questo, e il personaggio di Lucy rimane (probabilmente grazie anche alla profonda carnalità che è in grado di emanare la Johansson di per se stessa), pur nella progressione costante verso una super-eroizzazione sempre più estrema, intimamente legata alla sua “umanità” più profonda e, di conseguenza, fragile ed indifesa, e di conseguenza empatica. A ciò giova anche il doppio binario, avventuroso il primo e “scientifico” il secondo, su cui viaggia il film, e certamente anche la presenza di un mostro di bravura come Morgan Freeman, deputato a presiedere appunto il secondo registro della vicenda. Messe da parte le note “bugie” non nascoste da Luc Besson sulle false credenze che vogliono davvero dare al cervello umano la proprietà di lavorare solo al 10% del suo potenziale, la parte finale del film, col povero Freeman accantonato in un angolo ad osservare tutt’intorno a lui i prodigiosi eventi generati dalla Super Pippa scatenata, passivamente muto, esterrefatto ed ormai impossibilitato ad intervenire in alcun modo nella vicenda, è la meno riuscita: vagamente catartica ed eccessivamente ridondante di effetti speciali (che avrei personalmente preferito fossero rimasti più di “contorno” che di “sostanza”), finisce per mettere un po’ fuori gioco e fuori tempo il “binario scientifico” al quale, fosse dipeso da me, avrei cercato di dare più peso e sostanza, per quanto sostanza di sapore Marveliano (e per ciò divertente) fino alla fine.
Comunque molto godibile.
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