Regia di Luc Besson vedi scheda film
Lucy di Luc Besson è a dir poco una… BOMBA (In senso positivo intendo)!
Un trip di sensazioni acute e pervasive, dal minutaggio risicato, ma di puro godimento (visivo e non solo).
Besson gioca le sue carte migliori con classe e cognizione di causa, dacchè i primordi del film si dotano di un’intensità cauta e trattenuta, ma le fondamenta della materia (“anche”) filmica vengono gettate già dalla prima scena.
E l’evidenza scientifica più innocua non è mai stata così parziale e travisante.
Perché tutto è già, da subito, chiaro allo spettatore (la vita come frutto della duplicazione cellulare; il primo essere vivente cui si deve l’origine della razza umana, un convegno dedicato proprio alla fantascienza degli sviluppi delle funzioni cognitive, il pericolo imminente in cui sta chiaramente per cadere una bella ragazza sprovveduta…).
Eppure (il) Nulla gli è accessibile, a conti fatti, tanto da subito così come - a fortiori - alla fine del film, quando il climax ascendente di aggressività e conoscenza raggiunge il suo apice ed infrange i limiti di Una, mentre fa emergere platealmente i limiti di tutti gli altri; nella testa (e nelle tasche) di tutti.
Lucy è come una scarica di adrenalina che ti prende e fa pulsare il sangue nelle vene. A mille.
Fino a scoppiare e disperdersi in mille rivoli di estatica consapevolezza.
Di una bellezza lisergica ed ipnotica, che domina i sensi e ghermisce il pensiero. Rinnovandolo.
Lucy è come una Nikita del III millennio.
Donna spietata e micidiale; e vincolata ad un obbligo superiore; ma, invero (per Lucy come già per la sua antesignana Giovanna d’Arco), un obbligo “Superiore”; un imperativo morale che la assoggetta ad una unica, immensa missione.
Una missione che abbraccia l’umanità intera.
Una missione che cementerà l’alfa e l’omega. L’inizio e la fine.
La fine di una civiltà come l’avevamo conosciuta fino ad oggi.
Una fine, nondimeno, tremendamente dolce e materna…
Un nuovo film sul potenziamento illimitato delle facoltà cerebrali dopo il riuscito Limitless?
Non stavo più nella pelle! Ero davvero curioso di capire quali altri territori della psiche e della conoscenza avrebbero potuto essere esplorati dal fortunato beneficiario (una Lei, nella fattispecie).
Beh, devo ammettere che Lucy ha marcato territori ben più audaci ed innovativi.
Le ambizioni di Besson si sono rivelate pari soltanto a quelle della sua straordinaria supereroina (chi se la ricorda più l’attillata Vedova Nera made in Marvel).
E di fronte a cotanto spettacolo della natura - che, in quattro e quattr’otto, si prende la rivincita sull’homo (in)sapiens (annullando il caos generato dalla sua ignoranza) - non ci rimane altro che accogliere la pressione del tasto “reset” (e la conseguente nostra ricodificazione, a sua immagine e somiglianza) come una misericordiosa liberazione.
Chapeau Besson! Ce ne fosse davvero una come Lucy…
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