Regia di Marco Risi vedi scheda film
“Buongiorno, un biglietto per “Tre tocchi””. “Ah, “Tre tocchi”? Un bel film, solo è un po’ strano, sa… ma come tutti i film di Risi”. Questo mi dice la cassiera mentre acquisto il biglietto, e alla fine del film non posso non ammettere che avesse ragione. Sei aspiranti attori fanno parte di una squadra di calcio amatoriale, tra vita lavorativa, precaria, talvolta povera di soddisfazioni professionali, e vicende private. C’è Leandro, che ha dei conti in sospeso con la criminalità organizzata e interpreta una trans a teatro, il violento Vincenzo, Gilles, attore di soap e fotoromanzi che crede fermamente nel suo talento e si prepara per un provino, così come Antonio, che si fa mantenere da una signora di una certa età le cui conoscenze gli permettono di lavorare in teatro… Marco Risi ha ammesso pubblicamente di voler girare un film “libero” da qualsiasi condizionamento produttivo (è prodotto da lui stesso), tant’è che fra l’altro è girato con un budget molto basso, e con la massima libertà artistica: e meno male che è andata così, perché – ebbene sì Signori - accomodatevi in sala: questo è un film molto personale nel senso migliore del termine. E magari ce ne fossero di più di registi che rischiano così nel panorama deprimente della fiction italiana e anche di tanto cinema italiano timido, convenzionale, assolutamente televisivo (ha dichiarato tra l’altro il regista: “Provate voi a mettere 10 ragazzi nudi sotto la doccia, i produttori non ve lo lasceranno fare; dieci donne nude vanno bene, dieci uomini nudi no”: come dargli torto, tant’è che le scene di nudo maschile, in realtà mai assolutamente gratuite, hanno comunque destato scalpore e polemiche, vedi Festival di Roma: la mamma dei cretini è sempre incinta?). Un film che mette al centro della scena le sue figure determinate, figure che hanno commesso errori, talvolta vanitose, talvolta fragili, talvolta violente. Attori poco conosciuti e più o meno giovani (ma anche alcune guest star interessanti, come Argentero o Santamaria in due camei quantomeno sorprendenti) che solo un grande regista può dirigere così bene. Ci sono scene meravigliose ( una su tutte per quanto mi riguarda: quella del bagno nel mare della Basilicata di Max). Un’altra chicca è la canzone di De Gregori “La valigia dell’attore” che si sente durante il film. Aveva ragione la cassiera: “Tre tocchi” è un film strano, se per strano si intende libero, personale, coraggioso. (Voto: 7 e mezzo)
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