Regia di Antoine Bardou-Jacquet vedi scheda film
TFF 33 After hours.
Moonwalkers è un’autentica scheggia impazzita. Insospettabile alla vigilia, si rivela essere un film ricco d'iniziativa, capace di soddisfare trasversalmente, attraverso un tenace citazionismo cinefilo - quando si ruota attorno alla figura di Stanley Kubrick, si parte già in vantaggio - e tutta una gamma di azioni sapientemente esasperate che lo rendono divertentissimo, quasi esplosivo.
1969, l’operazione americana per conquistare la luna è alle porte, ma non avendo certezza della riuscita della missione scelgono di imbastire un piano B che consiste nel filmare un finto allunaggio.
Con questo obbiettivo, la CIA spedisce il traumatizzato agente Kidman (Ron Perlman) a Londra per ingaggiare Stanley Kubrick, ma finisce per essere gabbato da Jonny (Rupert Grint), un manager rock fallito.
Nel vocabolario di Kidman, la parola sconfitta non esiste, ma, perso Kubrick, il regista sperimentale che incontra ha le idee un po’ troppo strampalate per realizzare qualcosa che sia anche solo vagamente credibile.
Praticamente fin da subito viene ingranata la marcia giusta; la presentazione dei protagonisti è già tutto un programma, tra un assalto in Vietnam ricreato in una stanza e le fughe capestre di un manager indebitato, poi arriva l’idea di ingaggiare Kubrick ed ecco un impostore in acido e l’andamento si fa sempre più delirante (ma è solo l'inizio).
Tante sono le connotazione atte a stimolare un divertimento sempre più sfrenato, tra una parodia della fantascienza spaziale condita in salsa hippie, botte da orbi, teste che esplodono, meduse fluttuanti e chi più ne ha, più metta.
Dal canto loro, i personaggi vengono sovraccaricati con successo - spassoso il regista chiamato all’impresa di filmare un falso allunaggio, che si fa prendere dai suoi eccessi e vorrebbe inserirci di tutto per renderlo più artistico - il disastro è dietro l’angolo e una gangbang di proiettili è l’epilogo altisonante accompagnato da un pizzico di correttezza (giusto per non far passare gli americani come degli autentici bifolchi).
Decisamente in palla il cast; tragicomico e fessacchiotto Ruper Grint, che si sdogana dalle vesti dell’harryportiano Ron, strepitoso Ron Perlman in duplice veste, indistruttibile e poi piegato dalle droghe sintetiche (alla faccia della preparazione di Kidman alla Cia, che lo vorrebbe inscalfibilie), mentre Robert Sheehan in versione strafatta negli improponibili panni di Stanley Kubrick è un’inattesa rivelazione in chiave non-sense.
Moonwalkers è una vera e propria sbornia di esagerazioni pittoresche e l'indice di intrattenimento è ampiamente solleticato dall'inizio alla fine, senza interruzioni; al momento senza una data di uscita italiana, ma visto anche l’entusiasmo del pubblico al TFF sarebbe ancor più bislacco qualora non la trovasse.
Stralunato ed eccentrico, un piccolo e scatenato oggetto cinematografico passibile di culto.
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