Regia di Philippe de Chauveron vedi scheda film
Borghese benestante, tradizionalista e gollista vede tre delle sue figlie sposarsi in successione con un maghrebino, un ebreo e un cinese: spera nella quarta, che però si fidanza con un nero... Il film gioca con intelligenza sul disorientamento delle generazioni di mezza età (specialmente in provincia, lontano dalla cosmopolita Parigi) di fronte a una società multietnica, fra l’attaccamento alle proprie idee inveterate e il desiderio di tenersi al passo con i tempi. Mostra come ognuno ha le sue debolezze: i tre generi ragionano per stereotipi e non si sopportano a vicenda, salvo poi coalizzarsi per boicottare il nuovo venuto; i due patriarchi, sia il bianco sia il nero, sono speculari nei loro pregiudizi (lo avevamo già visto in Indovina chi viene a cena?); ce n’è anche per un prete cattolico vanesio e per quella specie di sacerdote laico che è lo psicanalista, capace solo di fare domande e mai di dare risposte (e anche questa gag era in Anything else). Fa quello che deve fare una commedia, ossia diverte: soprattutto nella prima parte, un po’ meno nella seconda, quando il ritmo si allenta e bisogna aggiustare le cose ad ogni costo; ma sarebbe stato veramente difficile immaginare una conclusione diversa. Censurabile il doppiaggio della famiglia ivoriana, i cui componenti parlano come la Mammy di Via col vento.
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