Regia di Philippe de Chauveron vedi scheda film
Diciamo subito una cosa, Con ogni probabilità il cinefilo medio disprezzerà questo film giudicandolo una mezza stupidaggine. Parere che rispetto, ci può stare, il prodotto non è che abbia peso specifico rilevante, ma si tratta di un'operina così irresistibilmente pop(olare) che io mi sono divertito un sacco e ho riso e sorriso dall'inizio alla fine. E il godere di un filmetto così privo di pretese potrebbe rientrare nel cosiddetto "guilty pleasure", termine che i cinefili conoscono molto bene. E il tocco francese qui trionfa. Quello stile amabilmente LEGGERO che noi italiani ce lo sogniamo. Ma mi fermo qua nei confronti col nostro cinema perchè il discorso ci porterebbe lontano e potrenne sconfinare (non sia mai!) nella polemica. Lasciatemi dire solo una cosa. Possibile che i francesi riescano a realizzare quest'amabile delizia investendo sulla critica di costume mentre noi italiani non facciamo che reiterare le solite storie di giovani disoccupati ? ("Smetto quando voglio" sarà anche carino ma sempre lì stiamo). Non c'è niente da fare: in fatto di commedie (sentimentali o comiche) i nostri cugini d'oltralpe non li batte nessunoi, e men che meno noi. Il film è percorso da un'adorabile aria frizzantina che alimenta senza sosta una tensione umoristica costante. Sarà la sceneggiatura (non certo da Oscar ma comunque infallibile nel suo ribattere su aspetti e temi che ben conosciamo), saranno gli attori (uno più divertente dell'altro e tutti molto bravi), insomma il film è l'ideale per una visione davvero spensierata e rilassante. Certo, se consideriamo che il fenomeno dell'immigrazione in Francia è assai più vasto del nostro, e che là ancora sopravvivono retaggi del colonialismo, e poi De Gaulle e molto altro, insomma il film è ovviamente pieno di richiami alla società e al passato del popolo francese, tuttavia noi italiani possiamo goderne senza alcuna difficoltà. Carino anche il commento musicale, con una segnalazione per la meravigliosa "Douce France" dell'immortale Charles Trenet (uno dei miei miti). La vicenda è buffa e di poche pretese, ma diventa la base per una serie di trovate e di gag di cui ad alcune è difficile resistere. Un tale ometto benpensante e borghese (da noi potrebbe essere un ex democristiano, nel film è un "gaullista") ha i suoi princìpi piccolo borghesi ovviamente razzista e diffidente. Ma una sorta di legge del contrappasso si farà beffe di lui, condannandolo a dover vedere le quattro amate figlie ciascuna convolare a nozze con uomini di svariate provenienze etniche. Lui fa buon viso a cattivo gioco, ma solo in apparenza, perchè in realtà sbrocca. Poi si va verso il finale a lungo predisposto, tutto incentrato sulla cerimonia nuziale della sola figlia rimasta celibe, con un africano ovviamente. Un finale certamente buonista ma che ci sta tutto, perchè questo NON E' UN FILM DI CRITICA SOCIALE. Qui si mette il dito nella piaga dei più diffusi e comuni pregiudizi razziali ma nè per condannarli nè tantomeno per giustificarli, bensì solo per riderne in allegria. Vediamo il cast, simpatico e brillantissimo. I due protagonisti (la coppia Christian Clavier e Chantal Lauby) gareggiano in bravura, commedianti superbi, lui poi fa certe facce!. Poi c'è la splendida Elodie Fontan nel ruolo dell'ultima figlia che si sposa e infine una segnalazione per il divinamente grottesco Pascal Nzonzi (franco-congolese) nei panni dell'ingombrante padre dello sposo.
Poco più di un filmetto ma che fa divertire senza scampo. Abbasso gli snob.
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