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Gioco sessuale

Regia di Masao Adachi vedi scheda film

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La recensione su Gioco sessuale

di maurizio73
6 stelle

Tre studenti perditempo e politicamente disimpegnati si trascinano tra festicciole domestiche a base di sesso e droga e goliardiche scorribande in cui concupiscono e violentano malcapitate e indifese (giovani ragazze) vittime occasionali. L'incontro con una di queste ragazze, impegnata insieme al fratello dinamitardo nella lotta studentesca, contribuisce a radicalizzare il loro atteggiamento iconoclasta verso  mondo femminile ed i valori tradizionali della società nipponica.
Già sceneggiatore l'anno prima del ben più radicale 'Angeli violati' di Koji Wakamatsu, Adachi Masao si cimenta come autore in uno spaccato 'en passant' sul disagio esistenziale e la perdita di valori della gioventù nipponica alla fine degli anni 60 attraverso un 'teen movie' agile e veloce che risente chiaramente tanto delle influenze della nouvelle vogue europea e americana (scardinamento del rigore narrativo e del montaggio, camera mobilissima, spiazzante mutevolezza del registro, estemporanee peregrinazioni metropolitane) quanto dei caratteri autoctoni del cinema di contestazione in un periodo di forti contrapposizioni ideologiche. Il risultato è un film ironico e amaro in cui la irriverenza del linguaggio e la provocatorietà dei temi (la violenza ed il sesso come codice di comportamento e di comunicazione tra le nuove generazioni, le velleità di un ideologismo vacuo e inconcludente, la resistenza di una cultura reazionaria ancorata ai valori tradizionali) si traducono tanto nella inadeguatezza di consuetudini sociali obsolete e incomprensibili (i genitori che vengono beatamente presi per i fondelli dall'atteggiamento sussiegoso e teatraleggiante del figlio scansafatiche) quanto nell'ipocrisia di istanze rinnovatrici prive di un vero fondamento ideologico (gli studenti che se la danno a gambe levate di fronte alla 'proposta indecente' di una ragazza gheisha in cerca di un padre per il suo presunto figlio, il giovane dinamitardo che salta in aria senza aver mai contribuito veramente alla rivoluzione, la giornalista finto-trasgressiva che fa picchiare i suoi baldanzosi violentatori). Un film sulla fine dei valori,vecchi e nuovi, che in realtà finisce per metterli tutti alla berlina precipitando l'epilogo nella farsesca trasferta di un gruppo di gaudenti ragazzi nipponici in costume militare filonazi tra le assolate strade di Washington DC. Pellicola in bianco e nero che propone (come nel già citato film di Wakamatsu) una sola scena a colori: quella appunto in cui la studentessa militante offre nudità e grazie ai suoi pavidi don giovanni. Sincopata colonna sonora blues.

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