Regia di Eric Lavaine vedi scheda film
Affetta dalla sindrome di Piccole bugie tra amici, la commedia sociocorale francesce regala un altro prodotto innocuo a base di coppie sinistrorse arricchite, con inserimento del proletario Jean-Michel - ovviamente single - a costituire l’inserto machiettistico da guardare dall’alto e deridere a denti stretti. Perennemente a tavola, tra bistecchine alla brace, verdure alla griglia e degustazione di buon vino, gli otto (più uno) protagonisti dissertano verbosamente di conflitto tra sessi, (in)fedeltà coniugale, salutismo e, prevedibilmente, cibo, parlandosi addosso e appiattendosi in uno spaccato monodimensionale della società benestante lionese.
Non c’è conflitto, se non quando il rozzo Jean-Michel prepara una sangria usando il prezioso Château Pétrus di Yves: quale affronto, quale imperdonabile mancanza di rispetto! Lavaine - anche cosceneggiatore - si immerge in modo acritico nel deplorevole contesto umano che racconta, narrandolo senza istinto satirico né spirito demistificante. Alla sua macchina da presa le ville di campagna, le partitine a bocce per passare il tempo e i continui, estenuanti pranzi a base di parole e galletti piacciono parecchio, al punto da perdere di vista l’importanza della storia (inesistente) e dell’aggancio alla società reale, trasfigurata e deconstestualizzata come in un qualunque sottoprodotto cinenatalizio nostrano. «Un barbecue è come un balletto», ma in questo pretenzioso banchetto la musica è didascalica e non si danza davvero mai.
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