Regia di Eric Lartigau vedi scheda film
Ispirato al libro di Véronique Poulain (“Les Mots qu’on ne me dit pas”), il film è diretto da Éric Lartigau e interpretato da Louane Emera, cantante che nel 2013 aveva partecipato al Concorso The voice e che fu premiata (migliore interpretazione femminile) col César in quello stesso anno. Bravi tutti gli altri attori e gradevole la colonna sonora
Non sempre è una sventura essere nati sordomuti, quando ci si vuole bene, si lavora e si vive dignitosamente vendendo i prodotti di una piccola azienda agricola in Normandia.
Alle volte, anzi, in famiglia ci si era anche divertiti, perché l’espressione gestuale era servita a dire cose che ad alta voce non si sarebbero dette per educazione, per pudore o per rispettare le convenienze sociali.
La condizione serena dei Bélier ora pareva diventare più difficile, però: la figlia sedicenne, l’unica persona della famiglia a sentirci benissimo e a parlare, era stata notata – per la sua bellissima voce da soprano - dal professore di musica della sua scuola secondaria, che le aveva proposto di prepararla gratuitamente all’imminente e importantissimo concorso per voci nuove a Parigi, ciò che avrebbe causato il suo allontanarsi dalla gestione degli affari di famiglia, dal banco del mercato, dalle occupazioni agricole.
Poiché – come bene ci fa intendere il film – la “normalità” è solo una questione di punti di vista, all’interno della famiglia Bélier veniva dato per certo che la giovinetta, per questa sua “diversità”, avrebbe quasi certamente procurato grane e seccature, che si manifestarono infatti puntualmente quando l’adolescente, imprevedibile e spiazzante come tutti a quell’età, diventava quasi l’immagine emblematica dell’alieno tra noi, incomprensibile per tutti i sordi della famiglia nessuno dei quali capiva che cosa volesse quella ragazzina, a che cosa aspirasse, quali segreti nascondesse, né perché se ne volesse andare.
Il mutismo e la sordità dunque diventano la metafora del muro di incomprensione che si erge fra i genitori, sordi veri o presunti, e i figli che, prendendo coscienza delle opportunità che il futuro può loro offrire, non intendono farsi “normalizzare” dalla routine quotidiana della vita familiare.
In quest’opera esile, dunque, il regista, con garbo intelligente, indaga con attenta partecipazione il momento critico del distacco dalla famiglia, quando l’affetto e la protezione degli adulti nei confronti dei figli finirebbero per soffocarli, tarpandone le ali nel momento in cui essi vorrebbero almeno provare a volare da sé.
Il film è noleggiabile o acquistabile su numerose piattaforme.
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