Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Un documentarista, ex promessa non mantenuta, si trova impantanato da un decennio in un progetto che non fa progressi: pur avendo sposato la figlia di un produttore, non vuole favoritismi; poi conosce una giovane coppia che all’inizio porta una boccata d’aria nella sua vita, e sembra sbloccarsi: ma le cose non sono come sembrano. Baumbach continua a non convincermi del tutto, e anche stavolta non si schioda dalla sufficienza: sembra muoversi solo in orizzontale, realizzando opere non sgradevoli ma senza guizzi. È una di quelle commedie dove non si ride mai, ma quasi sempre si sorride amarognolo: uno scontro generazionale sotterraneo, su cui alla fine si innesta una riflessione sulla verità delle immagini (fino a che punto è consentito alterare i fatti? e quanto può influire sul risultato finale? sono domande che temo siano in via di rapida obsolescenza, e infatti già i personaggi del film non ne colgono bene la portata). Il senso è nel titolo italiano, paradossale e intrigante: al diavolo i giovani calcolatori che ti vampirizzano con la loro finta complicità, meglio essere un uomo maturo incasinato ma autentico e godersi i piaceri della mezza età (fra cui, perché no, adottare un bambino).
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