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Midnight Special

Regia di Jeff Nichols vedi scheda film

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La recensione su Midnight Special

di mck
7 stelle

Un film che sa sorprendere, esaudire e commuovere, che non delude e, pur dilatandolo, non dilapida né brucia, nel lungo pre-sotto finale, un patrimonio - quasi del tutto esente da ammiccamenti e scorciatoie - eretto con una sapiente gestione dei tòpoi fantas(cien)ti(fi)ci.

 

Ci troviamo alla fine a piedi sotto il ponte di Calatrava,
o dentro un'opera di architettura contemporanea. 

“I knew there would be this one very old structure, this staircase, that had been there for a very, very, very, very long time. That’s a nothing spot to us, but that’s maybe a very important spot to them.”  -  Jeff Nichols 

 


I.

Siccome a tutt'oggi, per lo meno in Italia e in più larga ma meno compatta parte al di fuori degli U.S.A. patrii, il lavoro più conosciuto di Jeff Nichols (che ha scritto da solo le sceneggiature di ognuna delle proprie pellicole) rimane “Take Shelter” (2011), ecco che l'autore 38enne di Little Rock, Arkansas, è considerato un regista appartenente alla vasta ed eterogenea orbita del ''fantastico'', mentre finora in realtà solo 2 titoli su 5 possono essere ricondotti all'interno di quello specifico ma muliebre filone narrativo che accomuna diversi generi cinematografici (del tutto scientemente non utilizzo qui il termine SF, e men che meno Hard SF) : “Take Shelter”, per l'appunto

[ ch'è in verità un film sulla Famiglia – e questo è vero per tutta la filmografia di Jeff Nichols : d'accordo ch'é un tema universale e pervasivo (ad esempio si possono considerare anche film sulla famiglia opere come “the Straight Story”, “Eyes Wide Shut”, “Million Dollar Baby”, “il Caimano” e “A History of Violence”), ma per il regista southern si può identificare come IL tema principale di ogni sua pellicola –, ma non in rapporto alle sovrastrutture che la regolano o la assediano (siano esse psico-sociali o socio-economiche e politiche, o ''estranee'') bensì all'estensione dell'apertura delle braccia aperte e tese di chi lo compone quel nucleo umano ],

e questo “MidNight Special” (2016, primo budget multi milionario per Jeff Nichols - “ShotGun Stories” : 0,250 mln.$ / “Take Shelter” : 4,75 mln.$ / “Mud” : 10 mln.$ -, co-prodotto con €uro greci), un Hard SF molto - ma molto - soft (“StarMan” di John Carpenter e lo spielberghiano dittico fenomenale - dicotomico ed antinomico - composto da “Close Encounters of the Third Kind” e “E.T. - the ExtraTerrestrial”), perché le rimanenti tre opere appartengono al flusso secondario (indipendente ma classicheggiante) del mainstream : “ShotGun Stories” (2007) è una saga famigliare - anzi : fraternale - alla James Gray (Little Odessa, the Yards, We Own the Night), “Mud” (2012) - coming of age e parziale bildungsroman - è il doppelgänger del “Joe” che David Gordon Green (produttore del suo lungometraggio d'esordio, “ShotGun Stories”) dirigerà l'anno successivo, con - per l'appunto - lo stesso co-protagonista (Ty Sheridan), e “Loving”, infine (per ora), è un bio-pic d'autore. 

 


II.

Take Shelter” e “MidNight Special” comunicano in vari modi e su vari livelli : la famiglia (o, meglio : il capo-famiglia, e, di conseguenza, attraverso varie sfumature e gradazioni, tutto il nucleo famigliare) che entra in collisione con la comunità di cui è parte integrante ed attiva fino a produrre una lacerazione col circostante, una rottura e senz'altro una sospensione del patto sociale, la religione che collassa sotto all'imponderabile (sic) peso della propria inconsistenza ["MidNight Special", ad un certo punto - quello giusto -, abbandona questa parte della storia a sé stessa, senza remore, dimostrandone così l'inutilità (Alton non è un'arma né, tanto meno, un salvatore), ma sarebbe stato peggio non affrontarla affatto], e la fiducia [in sé stessi e nel (molto) prossimo] - non certo la fede - che, per contro, e (quasi) ''altrettanto" inimmaginabilmente, si riserva il ruolo di ''salvazione'', ma per nulla passiva bensì -- al netto del Deus ex Machina ch'è ''relegato'' behind the curtain sin dal principio sino al disvelamento finale : ''rimandato'' con un jump cut che termina in un fuori campo in "Take Shelter" e solo parziale in "MidNight Special" -- energica ed operosa. E ancora, in particolare, i figli : Hannah, in "Take Shelter", è sordomuta, Alton invece vede oltre, percepisce troppo.

MidNight Special” concede e/o impone (con pro e contro) allo spettatore ciò che “Take Shelter” teneva per sé : sotto questo aspetto il film risulta essere tanto adulto quanto infantile, riuscendo a raccogliere da queste due qualità quasi sempre il meglio d'esse.

Se poi volessimo trovare un minimo – o un massimo – comun denominatore al cinema di Jeff Nichols, se volessimo incasellarlo in un canone, insomma, beh, allora potremmo definire le sue opere appartenenti a quel filone che porta il nome di Michael Shannon's Movies.

 


III.

Parte in medias res, momento e punto che coincidono con l'apice extra-diegetico della storia in accadimento, "MidNight Special", ed i retroscena vengono pian piano a galla col procedere della narrazione, sfruttando semplici interpunzioni dei dialoghi nel corso della ''seconda parte'' (in realtà "MidNight Special" è ''solo'' il finale di una storia ben più lunga...), senza però appesantire od interrompere in alcun modo il flusso del racconto.

Un film che sa sorprendere, esaudire e commuovere, che non delude e, pur dilatandolo, non dilapida né brucia, nel lungo pre-sotto finale, un patrimonio - quasi del tutto esente da ammiccamenti e scorciatoie - eretto con una sapiente gestione dei tòpoi fantas(cien)ti(fi)ci.

Ecco perché "UpSide Down" - al confronto - è non solo dimenticabile ma tranquillamente inconoscibile, e invece “MidNight Special” non solo merita una visione, ma a visione avvenuta perdura il rovello che s'intarla nel rimugino (patrilineare barlume irideo finale a parte).

 


IV.

Michael Shannon è - come sempre - graniticamente monolitico, ma - come sempre - sulla sua superficie espressiva appaiono manifestazioni concrete di un retroterra muliebre ed eterogeneo : in questo caso ''redento'' e liberatosi dal giogo dell'appartenenza ad ogni costo ad un qualsiasi spiraglio offerto da un ripiego di (s)fortuna. No, non hanno ''profondità'' le interpretazioni di Shannon : loro sono l'abisso.
Joel Edgerton [“Zero Dark Thirty”, e co-protagonista del successivo film di Jeff Nichols, “Loving”, poi anche soggettista/sceneggiatore (“the Rover”, “Jane got a Gun”) e regista], è un attore e una controparte complementare e solo in parte similare a Michael Shannon : molto bravo.
Kirsten Dunst (reduce dall'eccezionale prova di “Fargo - stag. 2” - la sua Peggy Blomquist è già indimenticabile - e proiettata verso “the Beguiled”) è – utilizzando un'iperbole – ''mai'' stata 'si tanto bella : una madonna xeno-laica, u(lt)r(a)-umana. Interpretazione maiuscola, senza ricalcature né sbaffi. 
Sam Shepard (inutile, qui, tentare di riassumere la valenza del suo portato artistico sia dal PdV cinematografico sia da quello teatral-drammaturgico : "Days of Heaven", "the Right Stuff", "Full for Love", "the Pledge", "Don't Come Knocking", "Mud", "the Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford", "Cold in July" ) è una presenza/guida - nonostante il ruolo, oltre il ruolo – morale : qui il suo sguardo rispecchia e restituisce gli U.S.A. del west, della rust/bible belt, del south.

Cast(ing: di Francine Maisler) eccellente : Jaeden Lieberher (ben diretto), Adam Driver (Girls, Indide Llewyn Davis, Frances Ha, Trucks, Hungry Hearts, Paterson), Bill Camp [veterano degli assiti di BroadWay e gran caratterista di una HollyWood (e non solo : off e d'oltremanica/europea) contemporanea di buon valore (M.Mann, S.Spielberg, S.Frears, J.Hillcoat, S.McQueen, A.G.Inarritu, P.Greengrass, Y.Lanthimos, A.Sorkin) e co-protagonista in “the Night Of”], Scott Haze (Lester Ballard nel “Child of God” di James Franco e, sempre per quest'ultimo, passando da Cormac McCarthy a William Faulkner, in “the Sound and the Fury”), Paul Sparks (Mud, BoardWalk Empire, House of Cards, the GirlFriend Experience, the Night Of), David Jensen (ottimo caratterista di lungo corso), Sean Bridgers (DeadWood).  

 


V.

Praticamente quasi tutto il reparto tecno-artistico aveva già lavorato più volte col regista.
Fotografia del sodale da sempre Adam Stone. Musiche di David Wingo (che divide la sua fedeltà collaborativa tra Jeff Nichols e David Gordon Green). Montaggio di Julie Monroe.
Production Design e Art Direction di Chad Keith (“Martha Marcy May Marlene”) e Austin Gorg (“Her”, “the Neon Demon”), epifania/rivelazione in CGI di Alex McDowell - 5D Global Studio (“Fear and Loathing in Las Vegas”, “Fight Club”, “Minority Report”, “the Terminal”, “Charlie and the Chocolate Factory”, “Corpse Bride”, “WatchMen”, “In Time”, “UpSide Down”).
Jeff Nichols è stato ispirato, per il lungo pre-finale (“So he has, like, a Calatrava building in the middle of a lake or an ocean. He has a beautiful statue in the middle of a wheat field. I was very struck by that.”), da questo cortometraggio di Alex Roman, visual effects artist spagnolo :

 


VI.

Nota a margine (la incorporo nella recensione distinguendola dal resto del testo perché, semplicemente, non può farne parte).
Il ''dover'' esprimere un ''giudizio'' alfa-simbolo-numerico su “MidNight Special” m'ha creato un poco di dubbi e mi ha fatto tornare in mente un'altra recente situazione in cui il ''dilemma'' ha imperato : “Sicario” di Denis Villeneuve.
Nell'opera del regista Canadese in trasferta Tex-Mex la perplessità nasceva al concludersi della pellicola e stava tutta in quel saluto/addio terminale tra i due protagonisti, una nota stonata perché retorica in un film che sino ad allora aveva convinto in pieno (dissonanza che - per soffermarsi su esempi recenti, ambedue eastwoodiani - non ho percepito né in “The Bridges of Madison County” né in “Mystic River”, i cui finali funzionano alla perfezione, dov'e quando in “Sicario” ne compromettono un poco la tenuta e la presa sul reale fin lì salde ed entusiasmanti), mentre in “MidNight Special” affiora qua e là durante tutto il lavoro di Jeff Nichols, senza scalfirne la narratività, culminando però in quell'irideo barlume patrilineare che fa sorridere se non irritare.

{ Versione doppiata [ tra il benino (Domitilla D'Amico) e il maluccio ]. }

* * * ¼ (½) - (7)    

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