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Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

Regia di Roy Andersson vedi scheda film

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La recensione su Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

di ethan
8 stelle

39 piani-sequenza, 39 scene che, in apparenza, non seguono uno sviluppo classico ma hanno come trait d'union la reiterata comparsa di Jonathan (Holger Andersson) e Sam (Nils Westblom), due improbabilissimi commessi viaggiatori, venditori poco convincenti e (poco convinti loro stessi...) di scherzi - si fa per dire, denti di vampiro, sacchetti che emettono risate, maschere con un solo dente... - che non riescono quasi mai a piazzare, gettando loro stessi nello sconforto più totale, rinfacciandosi le colpe l'uno all'altro del cattivo andamento dei loro affari.

'Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza' è un'opera a dir poco singolare e dalla messa in scena straniante, un teatro dell'assurdo di stampo beckettiano, architettato ad arte da Roy Andersson mediante l'utilizzo di camera fissa, assenza di primi piani e al contempo movimenti degli attori all'interno di ogni singolo quadro, ognuno dei quali può essere visto come un tableau vivant, scarnificando il più possibile sia i dialoghi, in molte sequenze del tutto assenti ed in altre ridotti all'osso, sia le scenografie, come in un film di Dreyer e anche i colori, con prevalenza di tonalità spente o sbiadite, per sottolineare lo stato d'animo dell'opera.

Il ritmo è costantemente blando e le azioni compiute dai personaggi sono, ad eccezione delle due scene, grandiose, della nefasta campagna di Russia di Re Carlo XII, conclusa con la disfatta di Poltava -  volutamente il meno memorabili possibili, all'insegna di un minimalismo che sconcerta e fa scappare qualche amara risata in più di un'occasione, mettendo alla berlina, o ancor più, a nudo, ciascun essere umano, alle prese con solitudine, infelicità e altre tare variamente assortite, mostrando una sequela di azioni e situazioni che non portano a nessun esito o risultato ma da cui ne esce fuori una visione tragicomica e grottesca dell'esistenza.

Da segnalare, oltre a ogni scena con gli 'improvvisati' venditori e quella dell'esercito in marcia e poi di ritorno dalla battaglia, un tentativo non riuscito di stappare una bottiglia, che causa un infarto, una lezione di ballo con una insegnante un po' troppo insistente nei confronti dell'unico ballerino maschio, uno studioso incurante della scimmia che utilizza come cavia, sottoponendo a scariche plurime di corrente, senza che nessuno se ne accorga e quella in un taverna di Goteborg, ambientata settant'anni prima, dove file di militari pagano le consumazioni, baciando la locandiera (zoppa), per compensare la loro mancanza di liquidità.

Presentato a Venezia nel 2014, il film ha trionfato vincendo il Leone d'Oro.

Voto: 8 (v.o.s.).

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