Regia di Roy Andersson vedi scheda film
Due venditori di scherzi di carnevale non sanno fare il loro lavoro e si ritrovano nei debiti. Mentre girano per la città incontrano il re Carlo XII in partenza con l'esercito per conquistare la Russia. Un brutto sogno rivelerà a uno dei due venditori che...
Un flemmatico caos fatto di banalità, informazioni inutili, ripetizioni, insicurezze, appuntamenti mancati, con un incarico inutile da portare avanti, nel quale neppure noi stessi in fondo crediamo: eccoci qui, piccioni seduti su un ramo, a riflettere sull'esistenza mentre questa se ne scorre placida e apparentemente indolore. Apparentemente senza risposte, apparentemente senza scosse: come la trilogia che Roy Andersson dedica all'essere umano, che si chiude con questo titolo dopo Canzoni del secondo piano (2000) e You, the living (2007). Di nuovo le stesse tipologie di personaggi e di situazioni, e ancora identici dialoghi spesso del tutto privi di contenuto, i medesimi angoscianti silenzi a camera fissa, i soliti volti cadaverici dei protagonisti. Apparentemente tutto senza uno scopo (è la vita, suvvia), ma l'apparenza inganna solo parzialmente nel cinema dell'autore svedese, premiato con il Leone d'oro per questo lavoro: di tutte le domande espresse o sottintese dei suoi film, qualcuna trova anche risposta, sia pure talvolta insoddisfacente, ma molte altre cadono nel vuoto. Cinema esistenziale, sì, ma fuori da ogni retorica intellettuale o addirittura masturbatoria - e ciò grazie a una vena (auto)ironica marcata che non nutre alcuna pretesa filosofica o morale, per questa scelta di soffocare lo spettatore di dubbi fino al punto di farglieli dimenticare, rimuovere, considerare ininfluenti. Puro panorama. Riflessivi piccioni su un ramo. Sceneggiatura dello stesso Andersson, pregna di humor nordico; ottimi i due attori centrali, Nils Westblom e Holger Andersson. 7,5/10.
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