Trama
Come moderni Don Chisciotte e Sancio Panza, Sam e Jonathan, due commessi viaggiatori, si confrontano sulle meraviglie caleidoscopiche dei destini umani. Un viaggio il loro che mostra la bellezza dei singoli momenti, la meschinità di altri, l'umorismo e la tragedia che è insita nell'uomo, la grandezza della vita così come la fragilità dell'essere umano.
Approfondimento
UN PICCIONE SEDUTO SU UN RAMO RIFLETTE SULL'ESISTENZA: LE FONTI DI ISPIRAZIONE
Scritto e diretto dallo svedese Roy Andersson, Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza arriva a sette anni di distanza dal precedente film del regista (You, the Living) e racconta la storia di due commessi viaggiatori, non più giovanissimi, che si confrontano con le situazioni - assurde, divertenti o tragiche - che la vita offre. Presentato in Concorso al Festival di Venezia 2014, l'opera viene raccontata da Andersson attraverso i modelli e le fonti di ispirazione, largamente descritti nelle note di regia: «Bruegel il Vecchio: Tra le sue varie opere rinascimentali, l'artista fiammingo nel XIX secolo ha dipinto un paesaggio delizioso intitolato Cacciatori nella neve. Da una collina nevosa che si affaccia su una piccola città fiamminga, vediamo gli abitanti del villaggio pattinare a valle su un lago ghiacciato. In primo piano, vi sono tre cacciatori e i loro cani di ritorno da una battuta di caccia dai buoni risultati. Sopra di loro, appollaiati sui rami nudi di un abero, tre uccelli osservano con curiosità gli sforzi e le occupazioni delle persone che stanno sotto. Bruegel era specializzato in paesaggi dettagliati popolati da contadini e spesso ha usato la prospettiva - travolgente - di un uccello per raccontare storie sulla società e sull'esistenza umana. La sua opera contiene anche allegorie fantastiche sui vizi e sulle follie dell'uomo, ricorrendo a un'ottima satira per esprimere le tragiche contraddizioni dell'individuo. In Cacciatori nella neve, gli uccelli sembrano chiedersi: "Che cosa fanno gli umani laggiù? Perché sono così occupati?".
Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza consiste nella vista panoramica di un uccello sulla condizione umana, nella quale non solo l'uccello riflette sull'esistenza umana ma se ne preoccupa anche profondamente, come faccio io. Il piccione si stupisce che gli esseri umani non vedano l'apocalisse che si avvicina, nonostante sia nell'indole dell'uomo evitare di distruggere il futuro e salvaguardarsi. Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza mostra l'incombente apocalisse e offre la possibilità di credere nella nostra capacità di salvezza.
Neue Sachlichkeit: Con i miei due ultimi film ho intrapreso un percorso che io chiamo di "astrazione". Ho avuto il coraggio di mettere da parte il realismo e il naturalismo e di entrare nel territorio dell'estetica astratta. Con Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza vado ancora più in là, rendendo le immagini nitide e luminose. Questa mia decisione riecheggia il movimento artistico del Neue Sachlichkeit, diffusosi in Germania negli anni Venti. I dipinti allora realizzati erano molto chiari, molto concreti, molto distinti. August Sander, fotografo del periodo, mi ha ispirato con la sua rappresentazione delle classi sociali tedesche e con una foto del 1928 raffigurante uno chef che mescola una casseruola e che sembra intrappolato, aggressivo e pericoloso. Con un solo scatto su un personaggio antipatico, Sandler è riuscito a restituire qualcosa di essenziale sull'ordine sociale. Alcuni dei miei pittori preferiti del movimento sono Karl Hofer, Felix Nussbaum e Georg Scholz. La loro combinazione di realtà e fantasia ha originato quello che viene chiamato "realismo condensato astratto", una sorta di "super-realismo", e questa è l'ambizione che ho avuto per il mio film, un'opera in cui l'astrazione doveva essere condensata, purificata e semplificata, e in cui le scene dovevano emergere purificate come sogni o ricordi. Non è stato un compito facile. Del resto, c'est difficile d'être facile, è difficile essere molto semplici ma ci ho provato.
Omero: La narrazione non lineare dell'Odissea di Omero, un lavoro che dopo tre mila anni rimane ancora molto profondo e coinvolgente, è stata una delle fonti di ispirazione per il film. In svedese e in tedesco, la parola irrfard/Irrfahrt (odissea, per l'appunto) suggerisce situazioni speciali e inaspettate. Nell'Odissea, il viaggio di Ulisse verso Atene è caratterizzato da un mix sorprendente di logica, fantasia e sorpresa. Il viaggio in Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza coinvolgerà una miriade di aspetti legati all'esistenza, alla realtà e al tempo. La natura epica e il contenuto del film fanno riferimento alla ricchezza tematica e contestuale dell'Odissea».
Note
Andersson chiude la trilogia «sull’essere un essere umano» con 39 piccoli teatri dell’assurdo in cui non s’aspetta Godot ma il denaro che manca, un balletto meccanico di uomini vuoti che il respiro lungo dell’inquadratura mette in ridicolo, una danse macabre tragicomica, disperata e rassegnata, che racconta l’agonia della crisi e una fine lentissima.
Trailer
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- Leone d'Oro al Festival di Venezia 2014
Commenti (9) vedi tutti
Il titolo del film è ispirato al celebre dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, Cacciatori nella neve (1565), conservato a Vienna al Kunsthistorisches Museum: il piccione sul ramo è in alto, al centro della scena.
leggi la recensione completa di laulilla...il piccione riflette più sull'esistenza degli uomini che su quella dei piccioni! Film lento, difficile ma che riesce a ipnotizzarti fino alla fine....
leggi la recensione completa di fratellicaponeIdea strana ... Pellicola difficilmente apprezzabile dalla Massa !!! voto.1.
commento di chribio1Una sola parola inesplicabile... Sicuramente originale, ma pure troppo, allontanandosi dalla normale dialettica diventa sostanzialmente incomprensibile. Tale scelta da considerare come sperimentale, che in un cortometraggio potrebbe essere un pregio, qua diventa deprecabile perché porta a perdere di vista l'obiettivo che comunque è comunicare.
commento di gacNon mi è piaciuto e lo sconsiglio, in generale.
leggi la recensione completa di tobanisLo sguardo è disincantato e amaro ma venato di un umorismo sottile. I suoi personaggi teneri, smarriti, disarmati e disarmanti, sono scrutati (quasi vivisezionati) sempre frontalmente. figurine imprigionate nell’incomunicabilità di un mondo pieno di muri e di barriere che si illudono di comprendere il senso del piacere attraverso la sua negazione
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792E' uno di quei film che ti senti figo se ti piacciono, giusto perchè ha vinto un leone d'oro. A me, fotografia a parte, non è piaciuto. Pare mentali incomprensibili.
commento di sfrisoloGlaciale come il paese da cui proviene. Atroce rappresentazione della solitudine. Scenografia che richiama i quadri di Edward Hopper. Verde pastello che sfuma nel grigio. Capolavoro assoluto per chi resiste fino alla fine!
commento di vjarkivAttenzione, Attenzione! Alla stragrande maggioranza di NON cinefili incalliti. Statene alla larga! Nuoce gravemente alla salute. Non fate come me! E' un consiglio da amico.
commento di stedoni