Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film
Vinto a Cannes, è un film particolare.
Ci possono essere due chiavi di lettura, in definitiva, per questo film. La prima potrebbe essere che questo è il cinema, pensiero che mi è venuto in mente in una delle prime scene: volti segnati, sguardi, parole che pesano come macigni, silenzi, le inquadrature, i tempi giusti. E spesso in questo film ci sono dei momenti al top, delle scene madri, degli squarci di grande cinema. Su questo, non c’è da discutere.
Il film è un film d’essai, come da vecchia catalogazione sintetica ma spesso valida, ha vinto il Festival di Cannes e come capita di sovente per questo tipo di film, in generale nessuno va a vederli, sono dei disastri al botteghino.
Siamo in Cappadocia, terra fredda, triste, con gente senza troppi mezzi economici, che sbarca il lunario come può. Il protagonista è però ricco, ha un bell’albergo, ha varie case in affitto, è un ex attore di teatro di una certa fama (interpretato in maniera straordinaria). Ha una giovane moglie e con lui vive anche una sorella.
Non succede molto, in definitiva, se non l’esplosione sommessa delle varie tensioni, in un ambiente così chiuso. Ci sono pochi personaggi positivi, forse nessuno: lui è una brutta persona, sua sorella pure, la moglie non è una cima, anche chi subisce dei soprusi alla fine, malgrado tutti i vuoti discorsi sulla dignità, è un ubriacone da bar.
L’altra chiave di lettura, che temo sia quella dell’utente medio, si soffermerà più su altri aspetti: la lunghezza fantozziana del film, tre ore e oltre, la lentezza del tutto, la tristezza di paesaggi, posti e persone: poco da nascondersi, per tanti sarà il classico mattone interminabile, nel senso che non lo termineranno.
Due chiavi di lettura entrambe comprensibili, io mi piazzo un po’ in mezzo. La lunghezza di un film o di un libro non mi ha mai interessato, ci sono film di un’ora o libretti da 80 pagine che non vedi l’ora finiscano, e libroni di 500 pagine che ti spiace quasi leggere e terminare, vorresti durassero per sempre. Qua non ho notato scene inutili o troppo stiracchiate. Vero è che non arrivi mai al dunque, se non con il finale. Vero è che in definitiva si narra di gente sconfitta dalla vita, e allora deve piacere.
Non so, film se vogliamo anche difficile da classificare con un voto, io darò un 7 che non vuol dire nulla alla fine.
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