Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Questo è il Sorrentino che amo. Cronologicamente a cavallo tra L'uomo in più e Le conseguenze dell'amore, si trova a metà tra i due film anche come stile. Ha dei tratti "carnali" come nel racconto della storia dei due Pisapia, e però ha già delle esagerazioni del linguaggio (esagerazioni si fa per dire) che sono quelle che poi decoreranno l'intera storia di Titta Di Girolamo. Nonostante il soggetto non sia scritto da lui, ma da studenti delle scuole superiori milanesi nell'ambito di un progetto sulla tossicodipendenza, i temi sono quelli cari a Sorrentino. La vita degli artisti o pseudo-tali è disegnata in modo non diverso da come ha fatto ne La grande bellezza, come anche lo scarto tra dentro e fuori, essere e sembrare, raccontarsi e mascherarsi. De Francesco sempre bravo.
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