La recensione su Kite

di M Valdemar

3 stelle

Versione edulcorata, addomesticata per il mercato a stelle e strisce dell'omonimo anime datato 1999 (oggetto di discussioni e polemiche per via del linguaggio violento e spinto), Kite - opera inedita in Italia - è un (trascurabile) live action con gli stilemi del teen movie, indistinguibile dalla massa informe di prodotti simili destinati ad una discreta determinata fetta di pubblico.
Classica banale storia di vendetta, che la giovanissima protagonista, Sawa (India Eisley) - tormentata da tragici eventi del passato - insegue tenace, armata di una feroce furia distruttrice, tra brandelli di verità che emergono e dipingono un fosco quadro, atroci crisi di dipendenza e ammazzamenti assortiti di chiunque le si pari innanzi al tanto odiato obiettivo: il criminale Emir (brutto, nero e cattivo, con un uncino al posto di un braccio), colui che avrebbe eliminato i suoi genitori. Ad aiutarla, e a coprine le vistose tracce (di sangue, budella, cervella, danni vari), il già collega del padre poliziotto nonché unico amico e mentore, Karl (prezzemolino Samuel L. Jackson) - che definisce "beautiful monster" la sua "creatura" -, mentre un "enigmatico" ragazzo che sembra conoscere il suo passato ha il vizio di intervenire tempestivamente a toglierla fuori dai guai ... Ovviamente le cose non sono come sembrano: immancabile, infatti, e puntuale come un cambio d'abito (sempre "hot") della fanciulla, il prevedibilissimo colpo di scena finale.

Di palese mediocre fattura, derivativo su tutti i fronti (basta prendere a caso un qualsiasi adattamento di una graphic novel, ad esempio), Kite si caratterizza per la resa grafica ipercromatica tra cartoon e videogame sparatutto e gli effett(acci) splatter molto pulp (teste che esplodono, fiotti di sangue, sgozzamenti, spiedi conficcati in testa da parte a parte, torture), mentre i soliti anonimi scenari urbani da futuro distopico sono il teatro delle cruente gesta di Sawa (accompagnate dalla onnipresente musica tecno).
Date le premesse, e le intenzioni, però, di azione ve n'è ben poca, e quella che c'è è girata e coreografata in malo mado; prevale la natura verbosa, le spiegazioni, la mera messa in atto dello script: gli eventi si susseguono per inerzia, senza la minima volontà e/o capacità di ampliare, sporcare, approfondire tanto le tematiche quanto il linguaggio stesso.
Di conseguenza, la storia non interessa, non riesce a coinvolgere: mancanza di idee, certo, ma pure di ritmo e tensione, di personaggi incisivi (i comprimari sembra facciano gara a chi più risulta anonimo). Lo sconosciuto regista, Ralph Ziman - sostituto del designato David R. Ellis (autore di "perle" quali Snakes on a Plane, Cellular, Shark Night, un paio di Final Destination) deceduto poco prima delle riprese - dirige senza voglia né immaginazione alcuna, accontendandosi di eseguire il compitino e con l'unica (facilissima) scelta felice di infilare una lunga serie di primi e primissimi piani sulla protagonista, sugli occhioni liquidi e le carnose labbra.

D'altronde, si tratta del solo motivo d'interesse: la protagonista, India Eisley (balzata alle cronache per aver preso parte all'oscena serie La vita segreta di una teenager americana, nella quale militava la futura star Shailene Woodley) è una sexy lolita dotata di una bellezza selvaggia, un misto tra Liv Tyler e Kate Beckinsale (della quale, non a caso, interpretava la figlia in Underworld: Awakening).
Qui si limita al broncio d'ordinanza, ma non è certo con un film modesto come Kite che se ne possano valutare le effettive capacità di interprete.