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Eisenstein in Messico

Regia di Peter Greenaway vedi scheda film

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La recensione su Eisenstein in Messico

di alan smithee
8 stelle

 

 

locandina

Eisenstein in Messico (2015): locandina

Inizio anni '30: Sergej M. Eisenstein con soli tre film, Sciopero, La corazzata Potemkin e Ottobre (conosciuto anche come “ I dieci giorni che sconvolsero il mondo”), e' un autore stimato e corteggiato anche dal regime post rivoluzionario di Stalin. Ora la sua ossessione e' quella di raccontare una rivoluzione che ha preceduto, di seppur soli cinque anni, quella del suo paese: la rivolta messicana: un paese, il Messico, grande quasi quanto il suo, ma distante e differente per clima, stile di vita, civilizzazione, arte, usi e costumi. 

E infatti giunto in pompa magna in Messico, nella citta' di Guanajuato, il regista, che il nostro cineasta inglese rappresenta istrionico, vivace, burlone e fino un po' infantile, capriccioso, viene letteralmente affascinato dallo stile di vita rilassato, avvolgente, dai colori vivaci, dall'atmosfera rilassata che cosi' poco si addice ad un ambiente appena uscito da una guerra civile sanguinosa e devastante.

Elmer Bäck

Eisenstein in Messico (2015): Elmer Bäck

Il tenace, sontuoso, magniloquente e meraviglioso regista Peter Greenaway insegue un suo antenato collega non meno visionario e talentuoso e ripercorre la nascita di un film, “Que viva Mexico”, l'ampio materiale girato che andra' a comporre o far parte di una delle pietre miliari del cinema degli albori; ma nello stesso tempo il cineasta inglese ci accompagna tra le atmosfere erotiche ed estatiche di una storia d'amore che e' anche una vera e propria iniziazione sessuale per il giovane regista russo, che ha modo di comprendere e sviscerare tutte le proprie finora non espresse tendenze omosessuali, peraltro dopo poco messe al bando come un reato capitale dal regime russo, tramite l'incontro con una giovane guida del posto: tra i due l'attrazione si manifesta subito con una simpatia contagiosa e reciproca, poi un'intima intesa, poi la passione che vede il regista sempre piu' preso in una storia che egli stesso ribattezzera', non senza ironia,candore e impudica impridenza, “ I dieci giorni che sconvolsero Eisenstein”.

Elmer Bäck, Luis Alberti

Eisenstein in Messico (2015): Elmer Bäck, Luis Alberti

Greenaway sovraccarica le sue potenti visioni con colori che cedono al bianco e nero ed inquadrature stupefacenti di paesaggi e scorci, a cui si alternano le immagini coloratissime e pregne dell' alcova ove viene celebrata una vera e propria storia d'amore che e' prima di tutto una passione, oltre che una iniziazione, erotica e tenera nel contempo. 

La macchina ci avvolge e ci rende partecipi con le sue ellissi attorno al letto della passione, quasi sempre al centro della stanza - luogo di culto e sacro come utero materno - per celebrare l'avvio di una storia breve ma indimenticabile, che sembra anche allontanare apparentemente il maestro dalle sue ispirazioni e dal suo lavoro, dalle pressanti responsabilita' dei finanziatori che premono per divenire lroprietari di un prodotto finito e commerciabile, ma che invece aiuta l'Eisenstein uomo smarrito a rendersi partecipe di una civilta' a lui sconosciuta, divenendo parte di un mondo e di costumi, tradizioni, arte e cultura affascinanti, decadenti ma sontuosi, fino a poco prima sconosciuti.

Nudi maschili, come sempre in abbondanza nel cinema di Greenaway, divengono la celebrazione estatica della perfezione e della carnalita' anche in presenza di corpi che, come quello del cineasta russo, appaiono tutt'altro che scultorei: ma la carne, il corpo, diventa anche qualcosa di sacro, almeno per chi riesce a coglierne il valore e l'assoluta purezza del sentimento che coglie i due amanti durante i dieci giorni di passione.

Elmer Bäck, Luis Alberti

Eisenstein in Messico (2015): Elmer Bäck, Luis Alberti

Di tutt'altro avviso saranno i produttori americani, quelli che simpatizzarono per le teorie comuniste e che scelsero di principio di finanziare il regista al di fuori dell'industria hollywoodiana, invisa peraltro a Eisenstein, poco avvezzo a lavorare con star e vincoli o imposizioni castranti. Quelli che trovarono scaldaloso e ben poco sacro o sublime, quello che per il protagonista diviene il percorso celebrativo di un amore.

Einsenstein in Messico celebra da un lato il concepimento di un'opera importante e innovativa come “Que viva Mexico”, ma e' in realta' molto di piu', soffermandosi piu' di ogni altro aspetto nello svelamento quasi impudico, ma in realta' intimo e prezioso, di una storia d'amore potente, che trova in Greenaway il suo cantore d'eccellenza, ed il cineasta piu' avvezzo a celebrare una esperienza potente in grado di cambiare radicalmente e far maturare di consapevolezza un uomo fino a quel momento irrisolto e piegato dalle convenzioni rigide ed intolleranti di un regime assoluto ed intransigente. 

Colori e musica, sessualita' finalmente espressa e manifesta, religiosita' che frena certo, induce a maturare sensi di colpa, ma non opprime come il regime instaurato dopo la rivoluzione che in Russia si e' tradotto in una vera e propria nuova dittatura mascherata nel governo del popolo.

Peter Greenaway

Eisenstein in Messico (2015): Peter Greenaway

Ma a Greewaway interessa soprattutto la festa dei sensi e della sessualita' e il film, grandioso e potente, deve a questa priorita' di visione la sua grandezza e il suo splendore maestoso e fiero, ridondante e celebrativo.

 

 

 

 

 

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