Regia di Audrey Dana vedi scheda film
In originale è Sous les jupes des filles, come un brano di Alain Souchon che canta (anche) d’occhi di maschietti e del loro desiderio: guardare sotto le gonne delle fanciulle in fiore. Di questo paesaggio rubato l’esordiente Audrey Dana offre una veduta fuor d’ideale, di principio antipatriarcale. «La visione della fi*a da vicino», canterebbe Elio. L’intreccio sentimental-sessuale unisce 11 donne e i loro istinti bassoventrali, i crucci amorosi, i ginecologici dissidi, cercando di scansare l’insidia del cliché fallocentrico. Così s’apre su titoli che si frantumano in rosso, mentre la stessa Audrey Dana s’accende una canna e inserisce un Tampax nella propria vagina. È il manifesto d’intenti d’una commedia medioborghese francese con gruppo d’attrici deluxe (da Isabelle Adjani a Laetitia Casta, passando per Vanessa Paradis), ma che osa sventolare felice un ventaglio di questioni negate, per posato pudore e colonialismo di genere: il tempo del film è quello di un ciclo ormonale, si parla di mestruo, di voglie esplosive e frigidità, di falli di gomma parlanti e anni che passano, di desideri repressi e tradimenti subiti, si sente la Casta petare, la parola «puttana» in catfighing verbali e si guarda Alice Taglioni sfilare come lesbo femme fatale. Purtroppo - avendo scelto come territorio di guerrilla di genere una commedia media - tutta la gioia dell’osceno, di quel che non si vuol vedere sotto le gonne, ripiega in una marcia traballante d’usuale sentimentalismo.
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