Regia di Andrej Zvyagintsev vedi scheda film
Uno dei film più duri e disperati sulla corruzione profonda della Russia contemporanea.
Kolya (Aleksey Serebryakov) è un meccanico che, in una piccola città sul mar di Barents, si è costruito un’officina da autoriparatore e una casa dove abitare con la seconda moglie, Lilya (Elena Lyadova) e il figlioletto quasi adolescente che poco sopporta la matrigna.
La sua vita è sottoposta a molteplici tensioni, sia per le difficoltà della vita familiare, sia perché il sindaco della cittadina, Vadim (Roman Madyanov), ha messo gli occhi sulle sue proprietà e vorrebbe impadronirsene, espropriandolo per destinare alla speculazione l’intera area, offrendogli una ricompensa simbolica.
A sostenere le ragioni di Kolya è un giovane avvocato moscovita, brillante e preparato, convinto che sarà possibile spuntarla contro l’autorità locale, grazie al ponderoso dossier di documenti inoppugnabili in suo possesso, dai quali emerge la corruzione profonda dell’intera amministrazione, di cui il sindaco è il maggiore responsabile.
A lui infatti fa capo un’ organizzazione di potere mafioso, che non esita a ricorrere alle minacce brutali e anche all’omicidio per realizzare i suoi piani, contando sull’appoggio esplicito della chiesa ortodossa locale, vera e propria macchina del consenso elettorale, molto ascoltata dai ceti medi del luogo.
Esibendogli quel dossier l’avvocato suppone di far desistere il sindaco dal suo proposito: non sarà così, com’è ovviamente intuibile: l’orrido mostro biblico, il Leviatano, evocato dal titolo, incarnazione del potere totalitario fatto di arbitrio, violenza e soprusi, inghiottirà il povero Kolya, annientandone ogni resistenza.
Nel fascino minaccioso del paesaggio nordico, sinistro eppure bellissimo, si svolge la tragedia del protagonista, incarnazione moderna e disincantata del mite Giobbe biblico, che subiva il volere di Dio senza reagire, confidando nella bontà del suo disegno provvidenziale.
Lo scenario della Russia contemporanea è però del tutto dominato dal potere del denaro e degli affari, contro i quali la reazione del povero Kolya aveva mostrato tutta la sua debolezza, nel silenzio di Dio, del tutto assente dalle chiese e persino dai vecchi monasteri stupendamente affrescati, ma in piena rovina.
Il bel film, girato con grande maestria dal regista russo Andrei Zvyagintsev, è una potente rappresentazione delle condizioni disperate della Russia di oggi, in cui si sono sciaguratamente alleati di nuovo – secondo un’antichissima tradizione, che sembrava essersi interrotta dopo la rivoluzione sovietica – il potere religioso e quello politico, per schiacciare la popolazione, condannandola senza scampo alla più soffocante subalternità, allo sperdimento nell’alcol, nel tabacco o all’arte dell’arrangiarsi quotidiano per sopravvivere.
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