Regia di Andrej Zvyagintsev vedi scheda film
Leviatano è il mostro biblico e filosofico che emerge dal fango originario nella creazione della terra, spesso raffigurato come un coccodrillo che ama crogiolarsi nell’acqua, da cui emerge solo per andare a caccia di prede e nutrirsi. Nel pensiero storico-filosofico invece ha sempre rappresentato lo Stato, non quello amichevole e sociale che protegge e che fornisce servizi, ma quello burocratico e autoritario che opprime il cittadino, di cui si nutre utilizzando la sua forza: infatti la figura utilizzata tradizionalmente è quella di un potente monarca il cui vestito è composto dai cittadini-sudditi, come se la forza stessa del mostro/stato derivi direttamente da quella dei cittadini, i quali però non ne vedono tornare benefici.
Leviatano è anche il mostro marino che si spiaggia esausto sulle rive lambite dai freddi mari baltici, pescecani e balene che si lasciano scarnificare fino a lasciare per decenni il loro scheletro: carcasse di cetacei che sembrano la conformazione ossea di draghi marini e che rimangono a lungo alla vista degli abitanti del luogo a mo’ di monito per il futuro.
Leviatano diventa, per il regista siberiano Andrey Zvyagintsev, le mostruose angherie che deve subire un tranquillo cittadino di una piccola località della penisola di Kola, tra il Mare di Barents e il Mar Bianco, abitata da gente il cui unico passatempo è bere vodka fino a stramazzare al suolo e con il solo diversivo di festeggiare i compleanni andando in campagna a sparare con potenti fucili, con le immancabili bottiglie piene di quell’alcool forte e trasparente.
Leviatano è anche, e purtroppo, il sindaco Vadim, assoluto boss di quella cittadina, grosso e soprattutto invadente, di stazza e di potere, che con l’aiuto delle sue amicizie politiche-finanziarie-mafiose ha necessità di abbattere la casa di Nikolai il cui terreno serve a realizzare un’opera di cementificazione affaristica. L’opposizione appassionata e ferrea del malcapitato Nikolai sarà una lotta impari, come un Davide senza fionda contro un Golia indistruttibile e inarrestabile, perché ben intrallazzato con il potere giuridico, religioso, politico ed economico. Le prova tutte, il povero ma tenace Nikolai, anche le strade legali, e ciò scatenerà ancor più la collera distruttrice del sindaco, con il benestare e la benedizione della locale Chiesa Ortodossa. È in realtà un mostro con tante teste questo Leviatano, impossibile da contrastare. E quando la situazione precipita nel dramma e poi quando il drammatico si tinge addirittura di noir, il Potere Costituito - mostruoso e leviatanico - mostrerà tutta la sua potenza e passerà sulle vittime e sulla loro casa come e con un bulldozer.
Aleksey Serebryakov, Vladimir Vdovichenkov, Roman Madyanov, l’affascinante Elena Lyadova, attori noti in patria e sconosciuti qui da noi, sono veramente encomiabili, interpreti perfetti e navigati, bravissimi a renderci l’idea che voleva trasmettere l’ottimo regista Andrej Zvjagincev e cioè lo strapotere biblico dell’apparato politico russo (sovietico?), inamovibile come quelle carcasse di cetacei inquadrate più volte e immortalate significativamente nell’ultima sequenza, che parla molto di più di quello che può sembrare ad uno sguardo superficiale. Gran bel film, che fa riflettere e spaventa, molto ben recitato e filmato, acido sarcasmo contro lo stato e contro la chiesa ufficiale, alleati contro il popolo impotente.
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