Regia di Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis vedi scheda film
Una buona parte degli autori francesi che vogliono restare aderenti alla realtà contemporanea ha la capacità di sintetizzare, di eliminare preamboli e in quattro sequenze di fare entrare nella storia lo spettatore in maniera molto diretta. La qualità maggiore di Party girl è questa finchè si attiene al registro asciutto, spigliato e privo di sentimentalismi. Poichè il film è il frutto del lavoro di tre registi, c'è da chiedersi quanto pesi l'uno nei confronti dell'altro o su come ci si è diviso il carico, perchè la seconda parte della vicenda denota una netta inversione linguistica che sembrerebbe più il frutto di una mediazione del collettivo che una scelta codificata e precisa. La sessantenne Angelique che nel millennio scorso avremmo definito banalmente "entreneuse " e l'accezione culturale odierna invece suggerirebbe come call girl, accompagnatrice, escort, o l'impareggiabile "hostess", sfidando il tempo che passa e le colleghe rampanti, balla, fa bere i clienti, e soddisfa ogni loro desiderio, bazzicando in locali notturni low cost. Riceve una proposta di matrimonio dal pensionato Michel suo assiduo frequentatore, le conseguenze di tale richiesta e il rapporto complesso con i suoi quattro figli, tre adulti e una adolescente che ha dato in affido, complicheranno in maniera considerevole la vita della donna. Se dal punto di vista descrittivo la vicenda è molto ben definita, è lo sviluppo del suo contenuto morale che è destinato ad affievolirsi fino allo svuotamento completo di tutto ciò che in precedenza aveva promesso. Il tormento di Angelique divisa fra l'inaspettato e tardivo traguardo di una normalità sociale non supportata però da un amore autentico (da notare che il matrimonio senza amore sta diventando un fattore molto ripreso nel cinema), la sua lontana possibile riuscita, la ricongiunzione con i figli che non frequentava più e che regolarizza la sua figura materna, assume un'interessante punto di vista sociale da parte di una donna avviata verso la terza età ma anche attrezzata di una visione particolare degli aspetti relazionali e intimi delle persone che andrebbe sfruttata. Il tavolo a tre dei registi traballa per dare la svolta definitiva alla vicenda, ignorando le lezioni cinematografiche che potrebbero servire spuntando quà e là utili suggerimenti del passato,dal tentativo di ricostruzione morale di Adua e le compagne avrà detto qualcuno, altri avranno suggerito il dilemma scandaloso di La paura mangia l'anima, fino ad arrivare all'Angelo azzurro con il duo Lola-Lola e il professor Rath e l'agghiacciante chicchirichì..( e mi scuso con chi ama questi straordinari film che possiedono qualche lontanissima forzata analogia narrativa con Party girl ma raggiungono una ben diversa profondità), si opta invece con la convenzionalità, scelta rispettabile ma che non può attraversare il film senza conseguenze. E' il film stesso allora che ne risente, ne diventa vittima, la rappresentazione rituale del matrimonio, la retorica dei discorsi, la melassa ideologica alla meringa, sarebbero scelte irreprensibili ma almeno fossero rigate di un filo di disfacimento, di orrore del quotidiano,cioè di tutto ciò che ha alimentato la vicenda fino a quel punto, invece si avvia mestamente e poco coraggiosamente verso la soluzione scontata, che non offre nessun ripensamento, nessuna vera incidenza sulla storia. Camera d'or a Cannes 2014 per il miglior cast.
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