Regia di Michael R. Roskam vedi scheda film
Chi è senza colpa è certamente un titolo evocativo, ma non riesco a comprenderlo del tutto in relazione al film di Roskam. Personalmente, avrei preferito la traduzione dell'originale The Drop, che riproduce il titolo del romanzo di Dennis Lehane da cui è tratto. Poi, ai titoli ognuno può dare il significato e il senso che più gli piace. Per quanto mi riguarda, la goccia (drop) è quella che fa traboccare il vaso della sopportazione di Bob Saginowski, barman di Brooklyn paziente fin quasi alla stolidità.
Ma nemmeno Bob è senza colpa, come nessuno di coloro che lo circondano: non il cugino Marv né la vicina Nadia, non il furbastro detective Torres né tanto meno lo squallido ricattatore Eric Deeds. Forse l'unico davvero innocente è Rocco, il cucciolo di Pitbull che Bob salva da morte certa tirandolo fuori da un bidone della spazzatura.
Chi è senza colpa, titolo a parte, mi è piaciuto - pur ignorando il romanzo di Lehane - anche per quel suo rifiutare il trionfo della morale e una catarsi finale che in quel contesto sociale non mi sarebbe apparsa congruente. Il quartiere resta quello che è e i suoi padroni rimangono gli stessi: sul bar del cugino Marv può campeggiare il nome di Bob, ma i veri proprietari continuano ad essere i mafiosi ceceni. Questi ultimi, però, sono funzionali al sistema: silenziosi e discreti, si muovono nell'ombra quasi come vampiri ed hanno piacere che chi crea disturbo nel quartiere finisca accartocciato - o mal che vada tagliuzzato - in qualche recondito ripostiglio.
Questo di Roskam è un noir cupo, alla cui riuscita contribuiscono un'ottima fotografia di Nicolas Karakatsanis e le interpretazioni di Tom Hardy (già ottimo protagonista di Locke) e di un James Gandolfini davvero enorme, perfino troppo, alla sua ultima apparizione.
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