Regia di Michael R. Roskam vedi scheda film
Dopo aver visto, ed aprezzato piuttosto anzichenò, Bullhead ero curioso di vedere cosa avrebbe traghettato della sua poetica cupa e disfattista il talentuoso regista belga Miche R. Roskam, forte di un richiamo alla mecca hollywoodiana, nella sua opera seconda. Le premesse c'erano tutte, sorrette altresì da un'impalcatura virginale della storia che rimanda a uno che sa il fatto suo quanto a cellule narrative prese a spunto da quelle parti. Prova ne è una manciata di film di altissimo lignaggio, Mystic River su tutti.
E invece verosimilmente la mancanza di ossigenazione assicurata dalla boscaglia fiamminga gli deve aver fatto perdere un po' la trebisonda, tant'è che il film a mio parere è punteggiato per lunghi tratti da un incedere un po' sbilenco e indecifrabile. Come certe esecuzioni orchestrali ad opera di musicisti di cui da un momento all'altro aspetti quel guizzo in crescendo che ti fa saltare dalla poltrona, ma che per un eccessiva riverenza alla grammatica della partitura non si accendono mai.
Poi si da il caso che io non capisca, o non sia in grado di farlo per mia propria limitazione cognitiva, la recitazione di Tom Hardy.
Ha sempre questa espressione attonita della mucca che guarda passare il treno, come se fosse perennemente sotto effetto di psicofarmaci. E oltretutto, avendo avuto la malsana idea, lo ammetto, di aver guardato il film non in lingua originale, gli hanno affibiato un doppiatore che non recita, salmodia.
Insomma si potrebbe concludere dicendo che Bullhead: The drop= Bukowsky: Pinketts.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta