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Cemetery of Splendour

Regia di Apichatpong Weerasethakul vedi scheda film

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La recensione su Cemetery of Splendour

di alan smithee
8 stelle

FESTIVAL DI CANNES 2015 - UN CERTAIN REGARD

Apichatpong Weerasethakul, quello della Palma D'Oro per Zio Bonmee, è un uomo di cinema straordinario e indecifrabile, ma sempre intrigante e misterioso. 

Tornato a Cannes nel 2015, ospitato nella sezione Un Certain Regard col suo ultimo CEMETERY OF SPLENDOUR, il gran regista tahilandese ci conduce all'interno di un ospedale da campo costruito, o meglio adattato da una scuola abbandonata per ricoverare una serie di soldati, afflitti da una misteriosa malattia del sonno che li costringe privi di sensi per gran parte del giorno.

Una piccola e storpia anziana signora, moglie di un soldato americano in pensione, si offre di accudirli durante il suo tempo libero, affezionandosi in particolare ad uno di essi che lei giudica molto ttraente, pargonandolo al Clark Kent di Superman, e che non riceve mai visite da nessuno. Coadiuvata da una medium accorsa sul posto per cercare di capire se ci sono ragioni intrinseche a questa malattia davvero molto strana e inspiegabile, la donna viene anche in contatto con i fantasmi di un cimitero che alcuni lavori in corso ed una ruspa stanno esumando involontariamente.

Banlop Lomnoi, Jenjira Pongpas

Cemetery of Splendour (2015): Banlop Lomnoi, Jenjira Pongpas

Sospeso tra i misteri della vita terrena e di quella trascendentale, il cinema di Weerasethakul è un concentrato di enigmi e situazioni che spaziano dalla contemplazione alla considerazione della propria anima, del proprio intimo messo a nudo nel cercare di aprirsi ai misteri che ci circondano e per trovare pace e tranquillità quando anche il fisico inizia a continua a non rispondere a dovere ai richiami della salute. Ecco allora che i fantasmi benigni di vite precedenti sopraggiungono a darci sollievo allientando, tra tubi fosforescenti e cangianti di colore, le menti tormentate in un sonno benefico e misterioso a cui forse anela anche la nostra sventurata e storpia protagonista, vittima di sofferenze indicibili e tormentata anche durante le sue scarse ore di sonno.

Un cinema mistico e intimo che risulta spiazzante, impegnativo, indecifrabile, ma anche estremamente affascinante, se solo ci si lascia prendere dalla contemplazione e dalle lunghe riprese potenti e in qualche modo estatiche del gran regista tahilandese, dalla passione per la natura selvaggia che ci conduce spesso nei meandri di un mistero racchiuso nei recessi di una foresta invalicabile dove risiedono risposte apparentemente fuori dalla quotidiana razionalità.

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