Regia di Dito Montiel vedi scheda film
BOULEVARD è, in ordine cronologico, il penultimo film girato per il momento dall’ormai noto e prolifico regista messicano “col passamontagna” Dito Montiel, la cui ultima opera, Man Down, è stata recentemente presentata al Festival di Venezia 2015, alla presenza del regista in cappellino e dell’affiatato protagonista Shia Labeouf.
Tornando al nostro film, esso porta avanti con delicatezza e garbo una storia intimista di una tardiva presa di coscienza ed accettazione di se stessi, essa sarà ricordata innanzi tutto e tristemente, come l’ultima opera in cui appare il grande Robin Williams, morto poco dopo come ultima tragica conseguenza di un brutto esaurimento nervoso.
E questa sua interpretazione del bancario vicino ai sessanta, che nei giorni in cui assiste il vecchio padre in agonia scopre, o meglio ha una conferma definitiva della natura della propria sessualità, che stride nettamente col matrimonio di convenienza al quale è ancorato da decenni, è davvero coinvolgente, con quel suo sguardo dimesso che evoca o richiama alla mente una immedesimazione da disagio che per certi versi non può non evocarci lo stato d’animo dell’attore uomo, giunto ad un livello di disperazione e depressione tale da scegliere di togliersi la vita.
Indipendentemente da questa tragica circostanza, Boulevard, che prende il titolo dalle strade rettilinee in cui il protagonista ha avuto modo di incontrare quel giovane così determinante, è un film molto toccante in cui il grande attore fornisce la sua ultima prova di grandezza e versatilità recitativa, tutta toni dimessi e pacatezza: il carattere atto a rappresentare efficacemente un uomo mansueto ed obbediente, tutto lavoro e famiglia, convivente con una donna che ha ben presente la situazione controversa e taciuta con cui il marito convive ormai da decenni, ma tuttavia serena o assuefatta a quella tranquillità casalinga che si è creata tacitamente con il convivente corretto e gentile, premuroso e pieno d’affetto.
Quando la vita del bancario sessantenne Nolan incrocia quella di un giovane marchettaro dei sobborghi, Leo, la vita di menzogne e coperture del primo frana e l’esigenza di venire allo scoperto dopo anni di copertura, diviene una esigenza irrinunciabile, incalzata da una serie di avvenimenti e situazioni dove la violenza ed il sopruso esigono ed impongono per il timido impiegato, alla vigilia di una probabile e meritata promozione, una presa di posizione inequivocabile.
Montiel, regista che non rinuncia talvolta ai cliché e ai luoghi comuni del vivere la quotidianità di una società a stelle e strisce spesso classista e retrograda, dimostra qui un considerevole livello di delicatezza e di profondità nel sondare il carattere di una persona mite che detesta mettersi in risalto, almeno sino a quando condizionamenti esterni finiscono per imporglierlo.
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