Regia di Kevin Smith vedi scheda film
Il conduttore di uno show radiofonico americano vola in Canada per intervistare un fenomeno da baraccone. Arriva tardi però: il tizio si è suicidato. Ripiega sul primo personaggio bizzarro che incontra: un anziano in carrozzina che vive in una villa isolata nelle foreste del nord del Paese, e che ha una vita molto avventurosa da raccontare.
Curiosa la parabola di Kevin Smith: un esordio col botto (Clerks, 1994) a soli 24 anni, con una commedia esistenziale ed esilarante a costo ridottissimo, alla quale sono seguiti svariati tentativi di imitazione, a budget sempre più pingue, tutti miseramente falliti, fino al tracollo pietoso dell'ignobile operazione revival-per-denaro di Clerks II (2006). Ma, appena imboccata la strada del cinema drammatico, Smith ha dimostrato di nuovo di possedere ottime qualità; in particolare nell'horror, cosa che si poteva sospettare dopo Red state (2011) e che viene puntualmente confermata con Tusk (2014), all'uscita del quale - ottima notizia, a questo punto - il regista ha dichiarato di voler dare due seguiti. Tusk fonde in maniera salda le due anime di Smith (anche sceneggiatore), cioè quella prettamente comica e quella sanguinolenta, riuscendo a rimanere credibile e a non rovinare nel demenziale; la tensione monta lentamente, ma da metà del film in avanti si fa insostenibile: forse qualcosina si poteva aggiustare nella prima parte (eliminare, velocizzare), rendendo più fluida la narrazione, così come si sarebbe potuto evitare quel paio di flashback pressochè insulsi inseriti nel corso della storia. Ma piccoli dettagli a fronte di un film ben costruito e diretto con mano sapiente, nel quale tutti gli attori funzionano (Justin Long, Michael Parks, Genesis Rodriguez, Haley Joel Osment), con una menzione negativa però - ed è una notizia anche questa, in fondo - per Johnny Depp, eccessivo nel gigioneggiare in un ruolo d'altronde sopra le righe. 6,5/10.
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