Regia di Tonino Cervi vedi scheda film
Sòle di questo tipo Cervi non ne aveva mai proposte; il nudo, invece, quello c'è e pure troppo. Inqualificabile prodottaccio, questa cartolina dal Brasile rigurgitante festicciole, balli latini, panorami del luogo e scene di sesso torrido talmente meccaniche da ricordare gli accoppiamenti stilizzati e puramente ginnastici del Casanova felliniano. Nessun sentimento traspare in questa sceneggiatura firmata dal regista stesso: tutto è finto come la recitazione sgradevole di David Brandon e Tania Alves, sciagurata coppia di sciagurati singoli interpreti; i dialoghi e le situazioni hanno del fotoromanzesco più che del patinato, del tirato via più che del grossolano. E soprattutto colpisce la maniera in cui una storia drammatica, con al centro un imprenditore fallito a un passo dal suicidio, deraglia improvvisamente a due passi dal porno senza neppure tentare di costruire una trama che giustifichi il drastico cambiamento di rotta. La presenza eccessiva delle musiche (siano pure di Vince Tempera) è fastidiosa, certo, ma non tanto quanto la pretesa di chiudere con un assolutamente improbabile lieto fine. Un disastro su tutti i fronti e non basta il ruolino laterale affidato al sempre bravo Paolo Bonacelli per farlo sembrare un vero film. 1/10.
Pressato da bancarotta, finanza e propositi suicidi, un giovane imprenditore italiano fugge in Brasile. Durante la latitanza conosce una bella ragazza del posto, con cui intesse una relazione morbosa.
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