Regia di Tonino Cervi vedi scheda film
Un immobiliarista messo alle strette da una serie di affari finiti male, tenta la carta della salvezza raggiungendo un amico a Rio De Janeiro. Arrivato in loco, l’amico nel frattempo ci ha ripensato e ha deciso di dileguarsi. Devastato dai pensieri, l’uomo decide di trovarsi un hotel in città ove togliersi la vita, ma proprio in loco, nel bar dell’albergo, incontra una seducente ragazza locale che riesce in poco tempo ad irretirlo con il proprio fascino e le proprie conoscenze sulla magia bianca.
Dopo un infuocato rapporto amoroso, i due avranno modo di conoscersi e re-incontrarsi sullo sfondo turistico di una metropoli affascinante, quanto a rischio cartolina.
Tonino Cervi, che non ha mai stupito con lavori eccezionali, ma certo ha soddisfatto maggiormente il pubblico in altre occasioni, anche pruriginose, ma soprattutto con le commedie storiche da Molière con Alberto Sordi) tenta ancora una volta la strada dell’erotismo patinato scegliendo due interpreti fisicamente molto affascinanti (David Brandon, britannico in quegli anni assai impegnato nel cinema a basso budget, ma con ambizioni internazionali, di casa nostra, ed una sconosciuta, ma fisicamente piuttosto “ispirata” Tania Alves) ma si dimentica di supportare la pur valida cornice umana e logistica, di una sceneggiatura degna di nota. Infatti molto presto tutto langue, tutto è lasciato in mano alle avvenenze fisiche dei due protagonisti, e tutto frana inesorabilmente in un niente di fatto né d raccontato, dando vita ad un noioso lungo spot turistico che non ci risparmia nulla di quanto già visto altrove, né ci racconta nulla di veramente interessante su una delle città brasiliane più note e frequentate.
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