Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Julian Sands (che quell'anno girava anche Aracnofobia con Frank Marshall e l'anno successivo interpreterà Il pasto nudo di Cronenberg), Charlotte Gainsbourg (diciannovenne appena apparsa nella Piccola ladra, che Claude Miller portò a compimento al posto di Truffaut, e dal futuro roseo) e Nastassja Kinski (figlia di, già protagonista in Tess di Polanski e vista in film di Coppola e Wenders, fra gli altri): che c'entra questo interessante trio di divi internazionali con il cinema 'artigiano' dei fratelli Taviani? In pratica: nulla. In teoria, forse, il cast eterogeneo (ci sono anche l'italiano Massimo Bonetti e la spagnola Margarita Lozano) vuole soltanto offrire una chance di maggiore respiro sul mercato, di appeal sul pubblico internazionale, considerando inoltre che il soggetto - adattato e rimaneggiato a lungo dai due registi e da Tonino Guerra - proviene da un racconto postumo di Tolstoj, intitolato Padre Sergio. Ma la patinatissima fotografia di Giuseppe Lanci e le sofisticate musiche di Nicola Piovani non fanno colpo, anzi ci tengono più lontani che mai dal cuore di una storia di mancata rassegnazione e inevitabile perdizione come quella del protagonista del film. Poco meno di due ore di durata sono un ulteriore motivo per andare cauti con la visione di questa pellicola: d'altronde Il sole anche di notte, prodotto esteticamente impeccabile come sempre per i Taviani, non è certo uno dei titoli più facilmente ricordati nella filmografia dei fratelli pisani. Piovani si becca il Nastro d'argento: ma altrove ha fatto certamente di meglio. 4,5/10.
Giovane nobile, dopo una delusione d'amore, si fa monaco e va a vivere in un eremo. Ormai in odore di santità, si ritrova però a fare i conti con la tentazione carnale.
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