Regia di James Gunn vedi scheda film
A fine anni ’70, all'età di circa 10/12 anni, ero un appassionato lettore dei fumetti Marvel, pubblicati in Italia dalla Editoriale Corno. Ho sempre considerato i supereroi un argomento piuttosto serio, e non so come avrei preso, a quell’età, questi Guardiani della Galassia, a me completamente sconosciuti.
Non vorrei sbagliarmi, o ricordare male, ma penso che questo fumetto, nato a fine anni ’60, sia giunto da noi solo negli ’80 perché all’epoca della mia passione Marvel ero piuttosto aggiornato in materia e non mi ricordo di aver mai sentito parlare di questa accozzaglia variopinta, sgangherata e, in fondo in fondo, simpatica di eroi.
La vicenda di un eroe che nasce ancora bambino, orfano inconsolabile se non con la musica sfacciata e leggerissima delle musicassette di fine anni ’80 e si ritrova a capo di un manipolo variegato (e colorato) di eccentrici pirati dello spazio protesi, loro malgrado, alla difesa dei destini dell’universo minacciato da una forza maligna e superiore, dà vita ad una rutilante avventura che corre veloce nei cieli infestati di astronavi grandi come pianeti, e a difesa di mondi iper-tecnologici dove le geometrie aggraziate e sfidanti l’equilibrio di costruzioni che ricordano una avveniristica Dubai del prossimo futuro, lasciano spazio a spazi verdi di mondi non molto diversi dal nostro.
Per fortuna una buona dose di ironia sorregge la baracconata di una impostazione e di una struttura che non ha, e forse nemmeno vuole possedere, l’epicità e la drammaticità di fondo di una serie matura alla Xmen.
Ed ecco allora che al nostro cacciatore di taglie Peter Quill (che non ha ahimé lo charme - ma vorrebbe di certo possederlo – di un Han Solo-Harrison Ford) si uniscono una determinata Gamora (Zoe Saldana che praticamente nel cambiare personaggio rispetto ad Avatar si limita ad una variazione cromatica dall’azzurro intenso al verde pisello – sic!), un corpulento lottatore, Drax il Distruttore (coerentemente interpretato da Dave Bautista, gigantesco wrestler di fama), e…nientemeno che un procione parlante….petulante e dinamico, Rocket Raccoon, tosto con la mitraglietta in pugno, a cui spetta dar vita, assieme ad una creatura semi umana (e semi vegetale) dalla voce baritonale e dai movimenti necessariamente un po’ “legati”, a duetti comici che nella versione originale si pregiano delle voci inconfondibili o comunque piuttosto note di Vin Diesel (Groot, l’albero umanoide) e Bradley Cooper (il canide-volpino di cui sopra).
Gran baracconata questo nuovo adattamento Marvel, che qui, più che mai non bada a spese, certa di ritorni commerciali esponenziali come lo sono stati fino ad ora quasi tutti gli adattamenti dei supereroi più tradizionali e “storici”; una trasposizione che in realtà non posso giudicare come tale, non conoscendo il fumetto, ma che personalmente mi lascia molto perplesso, interdetto, con quel sentimento di presa in giro puerile che provai molto tempo fa, proprio in pieni anni ’80, col capitolo finale della prima trilogia di Guerre Stellari, infarcita di pupazzetti puerili e petulanti, conosciuti come Ewoks, che di li a poco avrebbero dominato il genere fanta-horror tra Goonies, Gremlins ed affini.
Questo Guardiani, uscito da pochi giorni in Francia, (noi dovremmo aspettare a fine ottobre, in barba alle problematiche legate alla pirateria) in realtà direi che diverte molto la platea che ne affola le sale, certo probabilmente non molto sofisticata o cinefila, e giustamente propensa ad accontentarsi di un giocattolone roboante e smargiasso quale è questo blockbuster, forte di un buon livello di ironia facile e di un ritmo fracassone che ben si coadiuva con una disco-dance anni ’80 ballabilissima e goliardica, utile a sdrammatizzare le sorti di un gran pasticcio narrativo per nulla nuovo od originale.
Nel gran cast figurano nomi eccellenti tra cui vale la pena di ricordare un Michael Rooker alias Yondu, volto blu e gran dentatura dissestata, armato di una gran freccia letale, Glen Close, grande attrice, purtroppo qui relegata ad una Crudelia Demon buona e dello spazio che veste i cappottini strizzati del comandante Rael; ma pure l’atletico Djimon Hounsou/Korath dall’occhio ceruleo che ben gli dona, e ancora John C. Reilly in quelli di uno scrupoloso membro dell’organizzazione del pianeta da salvare.
Spiritoso e goliardico il finale allegro e spensierato con "piantina ballerina", che si muove sinuosa, ma in gran segreto, a ritmo di disco dance, cercando di non farsi sgamare dall'inflessibile e severissimo Drax (ricorda un pò la scena irresistibile della polpetta ingurgitata segretamente da Fantozzi di nascosto, ma non troppo, dal severo dietologo svizzero).
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