Regia di Enrico Lando vedi scheda film
Complimenti al regista Enrico Lando (quello de I soliti idioti, mica per caso: piove sempre sul bagnato), complimenti agli sceneggiatori Gianluca Ansanelli, Audo Augelli, Fabio Di Credico e (i due protagonisti) Pio & Amedeo, ai quali pure vanno immensi complimenti: perchè non era per nulla facile riuscire a realizzare un film così brutto, così privo di qualsivoglia idea, così vuoto di vis comica e al contempo così stantio e becero nella sua vena 'politicamente scorretta' che scimmiotta malissimo Checco Zalone (pure autore di una canzone che compare in questa pellicola; comunque Zalone, non Charlot) e riprecipita il lavoro nel baratro sugnoso e maleodorante dei vomitevoli anni Ottanta. Quelli dei tormentoni, delle gag nonsense, della scatologia e del razzismo aperti, dichiarati quando non addirittura fieri; in Amici come noi la trama è un flebile pretesto per mettere in scena una serie di scenette volgari come barzellette da bettola, interpretate da un disdicevole duo di cabarettisti di quart'ordine, resi (s)fortunatamente e fortunosamente celebri da - guarda caso - una trasmissione televisiva (più precisamente, Le iene: trogolo di mediocrità e populismo catodici). Pio & Amedeo - chi? vi starete chiedendo fra cinque anni, ma più probabilmente anche oggi stesso - si aggirano per Roma, Milano e infine Amsterdam sciorinando battute del calibro di "un nostro amico trans è entrato in Marina: lo chiamano il transatlantico! AHAHAHAHAH!" (ridono solo loro anche nel film, il che è altamente indicativo del tenore dell'opera) oppure consumando funghi allucinogeni nella capitale olandese poco prima di fare irruzione in un bordello e mimare goduriose fellatio a favore di camera. C'è davvero di che rimanere allibiti, ma la cosa più allucinante in tutto ciò non sono nè i funghetti, nè la bassissima qualità formale e sostanziale del prodotto: bensì il caldo responso del pubblico italiano, accorso in massa in sala a premiare l'esordio cinematografico della coppia di sedicenti comici. Alessandra Mastronardi, in tale contesto, sembra quasi un'attrice; le musiche di Andrea - figlio di Tonino - Guerra sono adeguatamente brutte, ma anch'esse si sopravvalutano automaticamente all'ingresso, nella scena finale, dei Modà per lo sguaiato carosello rock barzotto che chiude e chiosa la pellicola; il principale colpevole dell'operazione rimane comunque Pietro Valsecchi (Taodue), il produttore. 1/10.
Due pugliesi, in seguito a un incidente (la futura sposa di uno dei due è protagonista sul web di un video porno casalingo), scorrazzano per l'Italia in cerca di fortuna. Invano. Chiarita una serie di equivoci, i due partono per Amsterdam, in cerca della ragazza precedentemente ripudiata.
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