Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
Nella Grecia occupata, un giovane tenente italiano deve consegnare a vari bordelli militari un gruppo di ragazze costrette a prostituirsi per fame, e che ufficialmente vengono arruolate come ausiliarie (da qui il titolo sarcastico). Comincia con la lezione di storia del disilluso comandante (“Quando studiavo io, illustri professori ci insegnavano che questo paese era la culla della civiltà. [...] E quando questi professori, dal ’21 al ’24, sono stati bastonati, umiliati e cacciati in esilio, noi eravamo troppo deboli per muovere un dito. [...] A voi invece hanno insegnato a spellarvi le mani quando un maestro somaro dice che vuole spezzare le reni a un popolo in ginocchio. [...] E allora hai quello che ti meriti”), finisce con i versi di Montale (“Come quando / ti rivolgesti e con la mano, sgombra / la fronte dalla nube dei capelli, / mi salutasti - per entrar nel buio”). Nel mezzo c’è una triste odissea postribolare, durante la quale il protagonista matura la sua drammatica presa di coscienza e coinvolge lo spettatore al punto da fargli provare la sua stessa vergogna. Pare impossibile associare questo Tomas Milian, serio e misurato, al Monnezza degli anni ’70; ma sono da applauso anche le ben diversificate interpreti femminili (solo la Massari è sacrificata da una sceneggiatura che quasi non la fa parlare), mentre al sergente toscano Mario Adorf sono affidati alcuni intermezzi di alleggerimento. Fin troppo esemplare nella sua negatività il personaggio del maggiore della milizia vigliacco e opportunista, ma sono difetti su cui si può passare sopra.
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