Regia di Josh Boone vedi scheda film
Da "Love Story" in poi la malattia e' diventato uno dei modo più utilizzati da Hollywood per declinare scenari da amore perituro e universale. E' come se, defraudato dalle fatiche dell'ordinaria quotidianità, la potenza di quel sentimento ritrovasse attraverso la peggiore delle condizioni, quella che fa da premessa al sonno eterno, la forza che in parte gli è negata in condizioni di normalità. Un eccezionalità che ben si addice alle premesse di un operazione costruita su caratteristiche che non lasciano spazio all'ordinario.
Hazel e Augustus sono infatti due adolescenti segnati da una malattia incurabile che si incontrano per caso e si innamorano nonostante l'inesorabilità dei rispettivi destini. Una fatalità che non scoraggia la coppia che, anzi, fa di tutto per dimenticare la propria condizione, esorcizzandola con esuberante vitalismo, e con un viaggio ad Amsterdam che però segnererà l'inizio della fine. Da quel momento infatti nulla sarà come prima, neanche il fazzoletto dello spettatore più sensibile, bagnato dalle lacrime che immancabilmente scaturiscono dall'approssimarsi della atto finale.
Se l'impatto emozionale e' congegnato in modo da lasciare uno spicciolo di speranza alle cose umane e al loro significato, con i personaggi, capaci di tirar fuori una morale positiva anche di fronte all'ingiustizia del loro percorso esistenziale, quello che davvero conta in questo film è l'interpretazione di Shanley Woodley, attrice di talento che qui conferma la definitiva promozione alla categoria maggiore.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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