Regia di Josh Boone vedi scheda film
Piangere sulle cose che fanno piangere è un impulso mascherato da reazione allergica, soprattutto davanti a quella triplice intesa di potenziale ricattatorio altrimenti nota come teen cancer romance. Colpa delle stelle viene da un romanzo venduto come il pane pure a chi ha i denti, i lettori più “dritti” ammetteranno il piccolo miracolo di acume e tenerezza racchiuso nel personaggio di Hazel Grace. Diciassettenne reduce da tumore alla tiroide metastatico ai polmoni, porta un bagaglio a mano di ossigeno ma sceglie le scale per recarsi nella cantina adibita a centro di supporto.
Qui incontra Augustus Waters, piacente diciottenne con una gamba meccanica e una disarmante agilità d’eloquio, la fragilità schermata di sfrontatezza. Un amore consapevole della sua finitudine nasce dalla complicità di dialoghi riportati dal libro parola per parola: per non tradire, per non rischiare, a scapito della naturalezza che inevitabilmente s’inceppa nella ruota del mezzo. Shailene Woodley ha un talento prezioso nel modulare il giudizio e l’entusiasmo, inverte le parti comunemente assegnate trasformando la voce over nella didascalia dei suoi occhi. Carichi di disincanto eppure affamati di attimi, non bastano a staccare il film dalla matrice di cui è appendice artificiale. Confezionato per sigillare il patto coi fan, fa piangere anche gli altri portando in dote formato compilation la tenacia delle acerbe metafore su come disarmare il male che incombe, la meraviglia agrodolce delle prime e ultime volte.
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