Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film
Il "Solaris" versione Tarkovskij (che avevo già visto una ventina d'anni fa) è un grande film, solitamente conosciuto come la risposta sovietica a "2001: Odissea nello spazio" (1968) di Kubrick. In realtà, benché molte analogie appaiano evidenti, mentre il monolite del capolavoro kubrickiano sembra rimandare a un'entità superiore e la sua esistenza prelude ad un'indagine sull'origine e sui fini ultimi dell'universo, l'Oceano di "Solaris" fa da filtro per una ricerca che l'uomo deve compiere dentro sé stesso. Non a caso, mentre in "2001" a fare da contraltare ai personaggi (o meglio: al solo personaggio rimasto) in carne ed ossa c'è il computer Hal 9000, nel film sovietico vi sono le proiezioni della coscienza dei protagonisti, incarnate, nel caso di Kelvin, dalla defunta ex moglie Hari. La stessa differenza tra i due film si estrinseca anche in una maggiore spettacolarità del film tratto da Clarke rispetto a quello desunto da Lem, più riflessivo e giocato sui dialoghi, anziché sui movimenti degli astronauti e delle navicelle nello spazio. Entrambi i film sono, comunque, esempi gloriosi di "fantascienza filosofica" che si deve vedere per capire qualcosa di più su un genere spesso bistrattato, sul cinema in generale e perfino su noi stessi come esseri pensanti. (25 febbraio 2008)
Lo scienziato Kris Kelvin è inviato presso la missione orbitante intorno al pianeta Solaris con lo scopo di chiuderla e riportare a terra i suoi tre occupanti. Giunto sul posto, però, Kelvin si accorge che sulla missione stanno accadendo strani fenomeni: Gibarian, il capo è morto, mentre i due superstiti sono soggetti ad assistere a strane apparizioni, apparentemente dovute all'influsso del misterioso Oceano di Solaris.
Pare che Tarkovskij deplorò la versione italiana, curata da Dacia Maraini, considerandola in antitesi con il significato del film originario.
Azzeccata la scelta di affidare il ruolo di protagonista all'attore lituano Donatas Banionis (si veda quanta differenza corra con la scelta dell'americano Soderbergh di contare, nel brutto remake del 2002, su un attore bravo ma troppo divo come George Clooney) e quello della moglie a Natalya Bondarchuk, figlia del famoso regista Sergej. Anche l'interprete della madre di Kelvin, Olga Barnet, è figlia d'arte, nella persona del grande regista Boris Barnet (1902-1965), morto suicida, autore di quel capolavoro che è "Okraina" (1933).
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