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La volpe e la lepre (The Fox and the Rabbit)

Regia di Yuriy Norshteyn vedi scheda film

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La recensione su La volpe e la lepre (The Fox and the Rabbit)

di mck
8 stelle

 

“Intanto proviamoci, poi avremo tutto il tempo per rassegnarci!”

Un découpage per il mondo offeso.

 


Il cortometraggio animato del 1973, “La Volpe e la Lepre” ( Lisa i Zayats ), è la prima opera che Jurij Norstejn – classe 1941 - firma da solo ( ed è anche la prima collaborazione con la moglie F. Yarbusova ) : in precedenza aveva girato "25 Ottobre, il Primo Giorno", nel 1968, in coppia con Arkadiy Tyurin, "le Quattro Stagioni" nel 1969 e "la Battaglia di Kerzhenec" nel 1971, a quattro mani con Ivan Ivanov-Vano, etc... In seguito dirigerà “l'Airone e la Gru” nel 1974, “il Riccio nella Nebbia” nel 1975, “il Racconto dei Racconti” nel 1979, etc... Da 35 anni inoltre ha in gestazione una sua versione de “il Cappotto” di Gogol'.

Regia e Animazione : Jurij Norstejn.
''Soggetto'' : favola/fiaba tradizionale del folklore orale russo.
''Sceneggiatura'' ( testo originale raccolto e traslato in dialoghi da ) : V. I. Dal.
Fotografia : Teodor Bunimovich.
Montaggio : Nadezhda Treshchyova.
Scenografie : Francheska Yarbusova.
Suono : Boris Filchikov.
Musica : Mikhail Meerovich.
Script Editor / Continuità : Natalya Abramova.
Produttore Esecutivo : Natan Bitman ( e Ezio Gagliardo ).
Produzione : SoyuzMultFilm – U.R.S.S. ( e Corona Cinematografica – Italia )
Voce Narrante : Viktor Khokhryakov.

 


La trama.

Inverno. Una volpe vive nella vasta e splendida magione di ghiaccio che s'è costruita. Una lepre vive nella modesta e confortevole casetta di legno che s'è costruita. Primavera. Il disgelo ( annunciato dal sopraggiungere dei corvi, che ''qui da noi'' invece indicano l'avvicinarsi imminente del pieno della stagione fredda ) scioglie il palazzo della volpe che pensa bene così di occupare illecitamente l'abitazione della lepre, approfittando di una momentanea assenza del legittimo proprietario e padrone di casa. Ci proveranno volenterosamente offertisi un lupo, un orso e un toro a scacciare l'inquilino abusivo, senza riuscirci, e anzi capitolando di gran classe. Sarà un piccolo, cocciuto e coraggioso galletto, anzichenò – con l'aiuto della stessa lepre –, a riuscire nell'intento di riportare il giusto equilibrio, facendo sloggiare l'intrusa.

Non vi Di.Co. il finale.

 

Una piccola nota a parte la meritano le musiche di Meerovich ( sodale e storico collaboratore di Norstejn ), come sempre gradevoli e variegate, ma in questo caso particolarmente funzionali al ritmo in crescendo e in levare ( allegro, non troppo ) dell'avventura.

Qui il film : audio originale russo, sottotitoli in inglese.
https://www.youtube.com/watch?v=Tr1UPxkZsVA

Il racconto procede per ''quadri'' ( blocchi di frame dipinti, incollati, sovrapposti e mossi in una bidimensionale profondità di campo ) incorniciati ( un rimando iconico e ''focolare'' alle antiche coperte (patchwork ) e tovaglie russe ) molto più che in “l'Airone e la Gru”, mentre questa ''compartimentazione” della narrazione non sarà già più presente in “il Riccio nella Nebbia”.


Con una crescita esponenziale, questi quadri (insiemi circoscritti) si dividono lo schermo, si innestano gli uni negli altri e dialogano in un vero e proprio profluvio di split screen.


La prima volta che due ''perimetri'' ( ognuno col suo o i suoi personaggi peculiari e particolari del momento ) si incontrano, si contendono e con-dividono lo schermo-frame-inquadratura avviene a metà dell'opera. 

 

 

La seconda occasione a ¾.

 


E da lì sarà poi una parziale e a tratti irrefrenabile prolusione di quadri che si scambiano i confini delle cornici ( come negli organismi cellulari che per accoppiarsi o per mangiarsi a vicenda fondono gli uni con gli altri le proprie pareti cellulari ) e interagiscono in gruppo.

 

 

Note.

 

Per un minuscolo approfondimento sulla correlazione in Norstejn tra favola e fiaba, si veda il mio pezzo su "l'Airone e la Gru".

Per una piccola carrellata su ulteriori riferimenti pittorico-cinematografici si veda invece il mio pezzo su "il Riccio nella Nebbia".

 

À propos de Chagall.

“ Ma il Mantegna non c'entra affatto, affatto ! Ah, Longhi [ storico dell'arte, docente a Bologna dove insegnò a Pasolini ], intervenga lei, spieghi lei, come non basta mettere una figura di scorcio e guardarla con le piante dei piedi in primo piano per parlare di influenza mantegnesca ! Ma non hanno occhi questi critici ? Non vedono che bianco e nero, così essenziali e fortemente chiaroscurati della cella grigia dove Ettore ( canottiera bianca e faccia scura ) è disteso sul letto di contenzione, richiama pittori vissuti ed operanti molti decenni prima del Mantegna ? O che, se mai, si potrebbe parlare di un’assurda e squisita mistione tra Masaccio e Caravaggio ? ”

P. P. Pasolini, da "Vie Nuove" dell'Ottobre 1962 ( parlando di "Mamma Roma" ).

 


Ebreo russo come Jurij Norstejn e a lui contemporaneo ( ma non coetaneo : classe 1887 ), Marc Chagall è spesso citato - anche più che correttamente - come riferimento di una poetica che ispira e tratteggia l'opera del regista, disegnatore e animatore ( da questo PdV si pensi anche a Tarkovskij ).

 

Ma la verità è nell'occhio di chi guarda, proprio come un bruscolino fastidioso, onnipresente, persino amicale e confortevole nella sua doverosa persistenza, ed ecco che la volpe ( non straniera ma compatriota/compaesana alla lepre ) può esser vista di volta in volta come Napoleone, Hitler o...Stalin.

 

O ancora come metafora ( Ah ! Le metafore ! Solo i ''messaggi'' son più ''pericolosi''...) della cronaca quotidiana della mancanza di agibilità, ristrutturazione, assegnazione e buona gestione delle case popolari.

 

All'erta ! Sempre all'erta, allora ! Come il nostro amico galletto da combattimento, che non è certo un pollo da batteria, piuttosto un bel pollo ruspante che ti si mangia a te.

 

 

E adesso tutti a nanna.

Domani - è una promessa - vi racconterò la storia del lampredotto che non ne voleva proprio sapere di...    

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