Regia di Yuriy Norshteyn vedi scheda film
A good friend of mine.
"Not Text, But Texture."
John Shade - "Pale Fire", Vladimir Nabokov - 1962
C'è ben poco che si riesce ad esprimere - al netto della trita retorica e del perdersi nel circolo vizioso che intona a mantra il cliché del cinema in cui tutto è definitivo, sovversivo, abbagliante, annichilente, miracoloso, sconcertante, alienante, rivoluzionario, e 'sti cazzi - rispetto a questo film, un vero e proprio exemplum laico.
Uno potrebbe mettersi a raccontare la difficile carriera dell'autore, classe 1941
[ "25 Ottobre, il Primo Giorno" ( con Arkadiy Tyurin ), 1968; "le Quattro Stagioni" ( con Ivan Ivanov-Vano ), 1969; "la Battaglia di Kerzhenec" ( con Ivan Ivanov-Vano ), 1971; "la Volpe e la Lepre", 1973; "l'Airone e la Gru", 1974; "il Racconto dei Racconti", 1979; "il Cappotto", da Gogol', in gestazione dal 1980...],
amato da Miyazaki, contestualizzando l'opera al proprio tempo, in seno alla Storia (patria) che l'ha vista nascere.
Ci si potrebbe addentrare nella descrizione dettagliata delle tecniche ( un'autentica meraviglia di per loro ) utilizzate per erigere questo monumento animato alla pura narrazione : Cartoni-Disegni Animati : quando si dice andare all'essenza delle parole delle cose ( a mezza via tra Esopo/Fedro e "Life" della BBC, tra Fenomeno Phi, Eadweard Muybridge, Effetto Kulešov, Walt Disney, Looney Tunes, the Wind in the Willows, Jan Svankmajer, Michel Ocelot...) : Animali Ritagliati che attraversano la strada ( nel bosco ) su Fondali Dipinti.
Si potrebbero aggiungere un paio di foto, con qualche esplicitazione esplicativa di riferimenti, omaggi e citazioni incrociate e reciproche, magari perseguendone la simbologia.
Elencare il notevole cast tecnico e artistico :
Voce del Riccio : Mariya Vinogradova
Voce dell'Orso : Vyacheslav Nevinnyy
Voce del Narratore : Aleksey Batalov
Fotografia : Aleksandr Zhukovskiy
Musiche : Mikhail Meerovich ( molto belle, ben inserite ed utilizzate mai a sproposito )
Montaggio : Nadezhda Treshchyova
Direzione Artistica : Francheska Yarbusova
Sceneggiatura : Sergei Kozlov
Regia e Animazione : Yuriy Norshteyn
Contraltare di mera luce :
( "Alla Stanga", Giovanni Segantini - Autunno 1885 / Primavera 1886, olio su tela en plein air )
E se ne potrebbe tracciare la trama. O spoetarne la sinossi :
sopr'al mare di nuvole basse sorte per via dell'inversione termica dalla superficie della terra fumante al calar della sera dopo il continuo tiepido irraggiamento diurno durante un anticiclone e tenute al suolo dall'alta pressione in quota c'è quasi sempre il freddo sereno del sole autunnale : la nebbia si condensa in rugiada e pioggia sul terreno che la riaccoglie compiendo l'ultimo e il primo passo del ciclo dell'acqua nell'atmosfera planetaria.
Tutto questo, si potrebbe fare, ma le banalità di una scrittura fumosa e tautologicamente altisonante verrebbero annichilite all'istante di fronte ai 24± fps.
" Sono proprio contento di essere vivo, tutto d'un pezzo e prossimo al congedo. Certo, vivo in un mondo di merda, questo sì, ma sono vivo. E non ho più paura."
Private/Corporal/Sergeant James T. "Joker" Davis - "Full Metal Jacket", Stanley Kubrick - 1987
E, quindi, si potrebbe semplicemente assistere al film:
https://www.youtube.com/watch?v=-rMlTU_RRJM
"Non la vedi, la tigre". La cosa più sorprendente e che appare subito agli occhi increduli di fronte a cotanta sfrontatezza è che nella pellicola non vi sono antagonisti concreti che non siano la cronica mancanza di stupore nello spettatore e la sua assuefazione all'occupazione coloniale dell'immaginario da parte del mainstream. Non vi sono antagonisti, tranne la caligine vaporosa della bianca nebbia.
Eppure, nonostante questa montagna di associazioni con tutto ciò che è soave e venerabile e sublime, sempre nell'idea più profonda di questo colore si acquatta un che di ambiguo, che incute più panico all'anima di quel rosso che ci atterrisce nel sangue.
È questa qualità inafferrabile che rende l'idea della bianchezza, quando è separata da associazioni più benigne e accoppiata con un oggetto qualunque che sia terribile in se stesso, capace di accrescere quel terrore fino all'estremo. Ne sono prova l'orso bianco polare e lo squalo bianco dei tropici; cos'altro se non la loro bianchezza soffice e fioccosa li rende quegli orrori ultraterreni che sono? È quella bianchezza spettrale che impartisce una bonarietà così orrenda, più ancora ripugnante che spaventosa, alla fissità ottusa del loro aspetto. Tanto che nemmeno la tigre con le sue zanne feroci, avvolta nel suo mantello araldico, può scalzare a un uomo il coraggio meglio dell'orso e del pescecane dal sudario bianco.
Hermann Melville - Moby-Dick; or, the Whale - cap. XLII ( la Bianchezza della Balena ) - 1851
Il gufo è più interessato a inseguire il riccio per imitarne le avventure e provare le sue stesse esperienze che a rovesciarlo sul dorso per tentare di addentare una possibile parte meno protetta del ventre sguarnito di aculei dell'animale avvolto a palla.
Il cavallo [ che, assieme all'acqua ( acqua vera, prima del passo (-uno) quantistico svolto dalla Pixar con "Finding Nemo" ), è uno dei due maggiori elementi simbolici del cortometraggio (10') : sono comunque due allegorie incarnate dalle valenze sin troppo evidenti, chiare ed esplicite : se si considerano il riccio e l'orso come caratteri umanizzati ecco che le loro figure fanno da ponte-transfert col nostro rapporto con la natura selvaggia, addomesticata , magnifica e necessaria ] è del tutto tranquillo e a suo agio, indipendentemente da quel che può credere-pensare-ricordare di aver visto il riccio.
( "il Riccio nella Nebbia", Jurij Borisovich Norštejn - 1975 )
( "Amarcord", Federico Fellini - 1973 )
( "Andrej Rublëv", Andrej Tarkovskij - 1966 )
( "Nostalghia", Andrej Tarkovskij - 1983 )
( "Amarcord", Federico Fellini - 1973 )
( "Werckmeister Hármoniák", Tarr Béla - 2000 )
( "lo Zio Boonmee che si Ricorda le Vite Precedenti", Apichatpong Weerasethakul - 2010 )
( "A Torinói Ló", Tarr Béla - 2011 )
( "Cave of Forgotten Dreams", Werner Herzog - 2010 / Grotta Chauvet, Sud-Est della Francia, 32.000± anni fa )
I pipistrelli, la chiocciola, le falene, le effimere ( che svolazzando attorno alla fioca luce della lampada danzano il loro ballo della vita di poche ore ) e le lucciole ( la loro fredda biochemioluminescenza di luciferina luciferasi si fa calda e poi scompare trovata compagnia di viril rivalità ) sono elementi - come tutti gli altri - accessori e al contempo sostanziali.
Il cane ( un incrocio tra un cocker spaniel e un cane da pastore russo ) e il pesce gatto ( più Uncle Boonmee che Siluro alloctono devastatore ) sono ''persino'' e nel modo più puro e totalizzante delle figure salvifiche.
L'unico elemento inspiegabile è l'elefante, che non può essere tale a meno che non lo sia.
“This girl, she didn’t know where she was goin’ or what she was gonna do.
She didn’t have no money on her.
Maybe she’d meet up with a character.
I was hoping things would work out for her.
She was a good friend of mine.”
Linda - "Days of Heaven", Terrence Malick - 1978
E' molto karashò essere di nuovo insieme.
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