Regia di Daniel Ribeiro vedi scheda film
Daniel Ribeiro, giovane regista brasiliano, riprende la storia lieve ed emozionante che diede luogo ad un suo precedente cortometraggio del 2010, e la completa di particolari e sfaccettature caratteriali, di stati d'animo ed incertezze, di fraintendimenti e capricci dell'età “teen”, raccontando l'innamoramento graduale,timido ed impacciato, prudente e cauto che prende alla sprovvista uno studente cieco, nei confronti di un suo nuovo compagno di scuola (sentimento quest'ultimo che scopriremo alla fine, ma solo alla fine, essere reciproco).
La problematica del provato e del non detto, dell'inesperienza o timidezza che blocca la naturale manifestazione di ogni più forte impulso, fa arretrare ogni tentazione allo stato larvale e impedisce la manifestazione di un sentimento che è quanto di più e genuino e positivo, vitale e, diciamolo, naturale ci possa essere. Innaturali, maliziosi, puerili e stupidi sono gli atteggiamenti dei soliti bulli che si prendono gioco crudelmente ed in modo greve sia della cecità del nostro Leonardo, sia delle sue attitudini sessuali maliziosamente presunte nei confronti dello stesso: è la cattiveria gratuita e innata presente nell'essere umano, quella che lo rende belva tra le belve, quella che giustifica e fornisce una spiegazione verosimile o plausibile della violenza e della barbarie che ha sempre contraddistinto la vita umana sulla terra.
Senza arrivare a temi così alti e globali, il piccolo film di Ribeiro ci stupisce positivamente per la naturalezza con cui tutti gli attori coinvolti sembrano recitare se stessi, nei rispettivi ruoli più o meno gradevoli. Dal giovane regista presente in sala veniamo a sapere inoltre che il giovane attore che (re)interpreta Leonardo non è affatto cieco, ma che il suo particolare aspetto espressivo lo ha subito evidenziato e distinto tra i molti candidati al ruolo. Il film procede nel suo svolgimento senza mai apparire come un corto gonfiato, e la vicenda dell'amore inespresso riesce ad intenerire anche le rocce più dure. In sala la proiezione si chiude con uno scroscio infinito di applausi, pertinenti e meritatissimi, che preannunciano incontestabilmente quel premio del pubblico che due giorni dopo il film si assicurerà, dopo il glorioso “Teddy Bear” conquistato con orgoglio all'ultima berlinale.
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