Regia di Larry Clark vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA – GIORNATE DEGLI AUTORI
L'importanza dell'armonia, dell'equilibrio, dell'agilità, del corpo giovane che risponde ai comandi e si sente imbattibile e padrone del mondo che lo circonda. A far da contraltare al mondo esteticamente vicino alla perfezione, ma sbruffone e superficiale, quello dei vecchi, di coloro per i quali la gioventù è un vago ricordo, e che la desiderano e la ritrovano nei corpi in mostra (e in vendita) di questa gioventù sfaccendata, cinica e assetata di denaro “facile”.
Due epoche distanti che si incontrano e assieme vanno incontro ad una deriva di sentimenti e di valori da cui sarà impossibile uscirne indenni: ragazzi belli che si concedono a vecchi decadenti e decaduti (di certo fisicamente e moralmente, forse non economicamente) che ne assaporano la perfezione tastandoli e, come suggerisce il titolo, sopratutto odorandoli, gustandoli come frutta acerba ma nel pieno del proprio vigore.
Vent'anni dopo il fotografo prestato al cinema Larry Clark ritrova i suoi “kids”, ma questa volta in terra francese, a Parigi, in zona Dome, presso il Museo d'Arte Moderna, proprio di fronte al balcone panoramico del Trocadero e alla Tour Eiffel.
Nel piazzale assolato alcuni di questi ragazzi utilizzano un barbone mezzo svenuto dall'ultima sbornia per driblarlo con le loro evoluzioni sullo skate, mentre Michael Pitt canta incurante un paio di canzoni accompagnate dalla sua chitarra. Poi pian piano la macchina da presa ce ne presenta alcuni di questi ragazzi: apparentemente sicuri di sé, questi skaters sanno di essere belli e di piacere; amano il guadagno facile, e sanno come utilizzare i soldi che riescono a raccimolare; si vendono a chi la giovinezza può solo più comprarsela per qualche attimo di piacere carnale, per gustarla in modo effimero come un piatto delicato che tuttavia finisce presto, troppo presto.
Bellezze botticelliane, visi perfetti, riccioli e sguardi angelici che divengono il centro di un piacere effimero e molto carnale, che il regista Clark non si dimentica di esplicitare in immagini che lasciano poco spazio alla auto-censura.
La debolezza e la fragilità dei giovani, che arrivano al suicidio quando scoprono il primo rifiuto da parte di un loro coetaneo, e la perversione malata di una vecchiaia che è frutto di un solo un doloroso rimpianto e di amara frustrazione, sono la forza di un film che non vuole raccontare ma mostrare, tradendo platealmente e coerentemente la vera arte e passione del suo realizzatore.
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