Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Forse il capolavoro di Renato Castellani o comunque una fondamentale tappa del suo cinema personale, coerente, popolare. La vera scommessa, almeno nell’idea originaria, sta tutta nell’idea di mettere in scena un film sulla felicità di una coppia di giovani: si può raccontare una banale storia d’amore tra due persone “normali”? Lui (il cestista Enrico Pagani) è un bravo ragazzo (anche troppo) che studia medicina. Lei (la splendida Lea Massari), aspirante chimica controvoglia, è una provinciale volitiva, intraprendente, un personaggio femminile squisitamente castellaniano (le eroine della trilogia sul popolo), figlia di un liberale anticlericale che cita Dante e di una severa signora tradizionalista (l’esimio Sergio Tofano e l’austera Lilla Brignone).
Il nido d’amore lo trovano a Pavia, dove studiano, nella casa di tre zitelle pugliesi naturalmente pettegole. Eccentricità sullo sfondo: un amore impossibile (ma probabilmente consumato) tra un supplente calabrese malato e una non più giovanissima amica della coppia. Castellani l’ha scritto assieme alla cognata Adriana Chiaromonte, che ne ha tratto anche un romanzo d’ispirazione autobiografica. Più che un melodramma, è una delicata ed intimista commedia profondamente sentimentale inevitabilmente votata ad un destino nefasto: inizialmente a lieto fine (logico ma incompiuto) quando il film era prodotto da Sandro Ghenzi, fu in seguito girato con un epilogo tragico (doloroso ma compiuto) per volere dell’acquirente Rizzoli.
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