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Men, Women & Children

Regia di Jason Reitman vedi scheda film

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La recensione su Men, Women & Children

di supadany
6 stelle

Sesto lungometraggio per uno tra i registi americani più sorprendenti (almeno all’inizio) degli anni 2000, comunque tra i più vari ed originali nella scelta di temi e “mondi” da raccontare (questo ancora oggi), Jason Reitman approccia il contesto “internet” scandagliandone gli effetti che si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni.

Un’analisi ad ampio spettro che però di rado diviene acuta.

Don (Adam Sandler) da tempo non ha rapporti sessuali con sua moglie (Rosemarie DeWitt) e rivolge le sue attenzioni online, mentre suo figlio ha preso le sue stesse abitudini in attesa di mettersi alla prova.

Patricia (Jennifer Garner) controlla sua figlia nell’uso dello smartphone impaurita dai pericoli della rete, ma la ragazza ha bisogno di “aria” tanto che riesce comunque a frequentare di nascosto un ragazzo (Ansel Elgort) che vive da solo col padre (Dean Norris) e che ha lasciato il ruolo da leader sportivo chiudendosi a riccio in un gioco di ruolo.

Donna (Judy Greer) cerca di lanciare sua figlia (Olivia Crocicchia) nel mondo dello spettacolo, ma non fa bene i conti mettendo alla fine se stessa davanti a tutto.

Tanti personaggi che incroceranno le loro esistenze.

 

Rosemarie DeWitt, Adam Sandler

Men, Women & Children (2014): Rosemarie DeWitt, Adam Sandler

 

Comunicare con l’universo allontanandosi dalla Terra (l’introduzione è diretta) e più direttamente con chi ti sta a fianco, siamo talmente connessi da essere risucchiati in una sorta di dimensione parallela, o al più contigua, all’esperienza fisica e reale.

Si arriva ad avere più “fan” e “seguaci” online che veri amici, tanto che conta di più l’opinione della massa che non presta, e non può farlo, attenzione piuttosto che la propria o quella di chi meglio ci conosce.

Nasce così un approfondimento su come si sono evoluti/trasformati i rapporti nella società attuale, una vera rivoluzione che nel giro di pochi anni ha cambiato quasi tutto, in tal senso vengono evidenziate superficialità comportamentali ed una confusione di fondo. 

Uno sviluppo molto scorrevole ma senza grandi conclusioni o invettive, sarà anche che l’individuo medio pare aver perso curiosità ed interesse, quel senso di “scoperta” che rendeva ogni prima volta speciale (il sesso, ma anche il trovare un cd raro o fare una piccola conquista in un qualunque campo).

L’aspetto più interessante alla fine rimane l’interfaccia grafica utilizzata per mostrare le finestre di dialogo, una scansione del caos che ci attanaglia, un’indebolimento dell’attenzione nel confronto diretto che viene tramutata in una più generica vita virtuale.

Una descrizione plurima che si appoggia su parecchi personaggi con scelte di casting abbastanza interessanti tra le quali troviamo Adam Sandler lontano dalle sue maschere commerciali (non è tutto oro quello che luccica), Rosemarie DeWitt (attrice sottostimata, ma capace), Dean Norris nel ruolo di un padre, ma prima di tutto uomo, in difficoltà e Judy Greer il cui personaggio esprime lampanti contraddizioni.

Prende corpo così una “dramedy” molto godibile, ma raramente capace di svettare come a voler dire che siamo sempre di più passaggio, incapaci di lasciare un segno indelebile che non sia una pagina web per sempre consultabile da chiunque. 

Interessante ma provocatorio solo fino ad un certo punto ed anche per questo parzialmente incompiuto.

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