Regia di Giulio Base vedi scheda film
Tutto nasce da un’urgenza di raccontare qualcosa che si è vissuto e provato sulla propria pelle. Così Giorgio Pasotti pensa a una storia, che condivide con Giulio Base e insieme scrivono Mio papà. Due uomini al comando in un film molto maschile e un po’ a tesi, che affronta di petto un argomento di cui in effetti si parla poco. Una riflessione sui diritti legali, oltre che sentimentali, nelle famiglie allargate in cui si vive l’esperienza di amare figli non propri. Come capita a Lorenzo (Giorgio Pasotti), che s’innamora di Claudia (Donatella Finocchiaro), che però ha un figlio, Matteo (Niccolò Calvagna). All’inizio il protagonista ne è infastidito, perché minaccia la sua libertà, più avanti però nascerà una bellissima intesa, fino a un colpo di scena un po’ sopra le righe. Mio papà è il classico esempio di film in cui è il tema, da sviluppare, a prendere il sopravvento sulla narrazione che, racchiusa nel tempo limitato di un’ora e mezza, si muove scomposta tra accelerazioni forzate abbastanza inverosimili e momenti estatici a favore di film commission (l’opera è stata girata nelle Marche, in gran parte a San Benedetto del Tronto). Giulio Base, per fortuna, non cerca nemmeno di scrollarsi di dosso il bollino di regista di fiction e questa coerenza gli fa onore. Perché, in fin dei conti, il cosa e il come voleva raccontare è chiaro e cristallino. Quanto tutto il suo cinema.
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